L’imballaggio in carta e cartone può contribuire fattivamente anche alla riduzione dello spreco alimentare, allungando la shelf life dei prodotti. E’ questo uno dei temi emersi durante l’“aperitivo virtuale” organizzato da Comieco (Consorzio nazionale recupero e riciclo degli imballaggi a base cellulosica) con Claudio Dall’Agata, direttore generale del Consorzio Bestack, che si occupa appunto di ricerca e sviluppo a vantaggio delle aziende che producono imballaggi a base cellulosica per l’ortofrutta.
“Il tema imballaggi – ha rilevato tra l’altro Dall’Agata – è di stretta attualità perché, oltre a proteggere il prodotto, lo valorizza, lo rende più visibile e, alla fine, impatta sulle vite di ognuno di noi, quando ci dobbiamo disfare dell’involucro”. Compito di chi produce imballaggi, quindi, diventa oggi quello di aiutare il consumatore a scegliere bene a tenere comportamenti virtuosi in fase di smaltimento.
Attualmente, sempre secondo Dall’Agata, sono due le grandi tendenze seguite dal settore degli imballaggi: il tema della sostenibilità, che prosegue ormai da una ventina d’anni, e quello molto più recente che è diretta conseguenza della politica “Farm to fork” e che per il comparto dell’imballaggio si traduce nella riduzione degli sprechi alimentari.
“Noi cerchiamo di investigare – ha aggiunto Dall’Agata – come un imballaggio di carta cartone possa contribuire a mantenere un prodotto agricolo più tempo a scaffale. Ottenendo questo risultato, si ottiene un duplice beneficio: mantenimento della qualità e minore probabilità che venga buttato”. Quando si pensa che in Italia, all’anno, si consumano sei milioni di tonnellate di ortofrutta, anche un solo 10% di risparmio in questo senso, significherebbe la riduzione di uno spreco attorno a 1 miliardo di euro. Per realizzare questo obiettivo, il Consorzio Bestack ha introdotto il cosiddetto “imballaggio attivo”, ovvero carta e cartone trattati con oli essenziali del tutto naturali, che non inficiano né il prodotto né l’imballaggio, ma permettono al prodotto stesso di allungare la propria durata a scaffale da qualche ora fino a un paio di giorni in più, a seconda delle varietà.