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Il melone liscio. Non solo dolcezza, ma tanto aroma

È il prodotto di punta dell’azienda Nadalini. Una chicca, solo mantovana.

“Il prodotto più distintivo del nostro territorio, una nicchia e insieme una specialità”. Francesca Nadalini, produttrice di meloni con l’azienda di famiglia nel mantovano, ha molte cose da dire su una tipologia, il melone liscio, dalle caratteristiche organolettiche uniche: “Prima di tutto è un prodotto che richiede grande specializzazione”. Due varietà (Honey Moon e Bacir), produzione tra maggio e ottobre, buccia sottile e liscia, fette non “segnate” all’esterno, polpa arancione –“color salmone, meno colorato dei retati classici” – media conservabilità (4/5 giorni), e un grande grado zuccherino “tra i 14 e i 17 gradi brix in serra, tra i 12 e i 14 in pieno campo”. Costa di più, è più delicato durante la lavorazione, ma non è solo una questione di dolcezza: “Ha un grande aroma, con un retrogusto che ricorda il tiglio e, dalle prove che abbiamo fatto con gli chef, è ideale in cottura”. Una pasta con soffritto di scalogno, prosciutto, melone liscio e panna per legare il tutto, per esempio, è un goloso esempio del suo utilizzo in cucina. Ma non solo: “E’ perfetto nei risotti, con i gnocchetti sardi” per merito di un gusto pieno e di una consistenza unica: “Il 40% della nostra produzione di meloni è della tipologia liscia. Lo apprezzano in Veneto, Lombardia, Emilia e Toscana, ma quest’anno stiamo ricevendo ordini un po’ da tutta Italia”. Lo scetticismo che lo ha sempre contraddistinto, proprio a causa della sua peculiarità, che agli occhi del consumatore lo fanno sembrare più una strana zucchina o zucca e non un melone, sembra, quindi, che stia lasciando il passo al su gusto, inimitabile, e alla sua origine, esclusiva del mantovano e inserita nel disciplinare di produzione targato IGP.

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