Provati dagli eccessi calorici delle feste, satolli di consigli per tornare in forma, e ora, accusati di buttar via tonnellate di alimenti: gli italiani mandano in discarica ogni anno 16.283 Tir di merce edibile, in grado di offrire colazione, pranzo e cena a 636.660 persone. Secondo la recente inchiesta di Repubblica sullo spreco alimentare, i consumatori, alle prese con le scadenze sulle etichette, spesso confondono le indicazioni tassative con quelle commerciali, che indicano la soglia oltre cui l’alimento perde le sue proprietà organolettiche senza però diventare nocivo; tra i paesi più chiari a tal proposito, Regno Unito e Svizzera, che utilizzano la doppia etichettatura. La grande distribuzione, che perde fino all’1,2% l’anno del proprio fatturato tra invenduti e difetti di conservazione (ogni giorno restano sugli scaffali il 15% del pane, il 10% della verdura, il 5% dello yogurt, il 3% del latte), con l’aiuto del Last Minute Market e del Banco Alimentare si organizza per porre un freno al fenomeno: un esempio su tutti, il progetto Buon Fine di Coop che, coinvolgendo 380 punti vendita e 1301 Onlus, raccogliere e riutilizza alimenti sufficienti a sfamare 123mila persone l’anno.
Lo spreco alimentare: questione di etichetta?
1.590.142 pasti completi al giorno finiscono in discarica
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