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A Lecco spunta il rabarbaro, il bello dimenticato

rabarbaro

Res, brand nato nel 2016 dall’idea di due giovani agronomi, garantisce la consegna di gambi freschi di rabarbaro entro 12 ore dalla raccolta. Obiettivo: creare un mondo intorno al Rabarbaro Italiano, trasformati inclusi.

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Maria Cazzaniga e Giovanni Mazzucotelli

Sono giovani, intraprendenti e con tanta voglia di fare. Maria Cazzaniga e Giovanni Mazzucotelli,  giovani neoagronomi di 23 e 25 anni,  portano avanti la lora coltivazione di rabarbaro nel lecchese. Il vivaio, tutt’ora in attività, nasce nel 2013 mentre il marchio Res è nato solo pochi mesi fa.

A oggi il rabarbaro è ancora poco noto nel nostro Paese e quello in commercio viene importato da Olanda o Inghilterra, spesso con prezzi poco accessibili. La sfida di Maria e Giovanni è di proporre un prodotto di qualità e, soprattutto, made in Italy. Per riuscirci non esitano a rimboccarsi le maniche e a lavorare duramente su terreni per nulla pianeggianti, non a caso abbandonati da anni, terminata ormai la generazione dei vecchi braccianti laboriosi.

Gambi freschi e trasformati di rabarbaro

L’idea di Maria e Giovanni nasce nelle aule universitarie di Scienze Agrarie dove si sono incontrati e hanno scoperto di condividere lo stesso sogno: valorizzare i territori lecchesi abbandonati e inutilizzati. La scelta cade sul rabarbaro poiché prodotto versatile, che ben si adatta al clima prealpino, ma caduto nel dimenticatoio da oltre mezzo secolo.

Il rabarbaro non è nuovo, è stato solo dimenticato perché i nostri nonni lo tenevano già nei loro orti”.

spiegano i due giovani imprenditori.

L’obiettivo è quello di creare un mondo attorno al Rabarbaro Italiano con prodotti sia freschi che trasformati. Accanto ai gambi appena colti – venduti ai privati per ricavarne marmellate “fatte in casa”, ma sopratutto ai ristoranti gourmet per piatti creativi – hanno creato una linea di confetture extra e una di nettare di rabarbaro rosso tedesco. A breve è in arrivo anche una composta di rabarbaro verde inglese destinata all’abbinamento con carni, formaggi e salumi. Questa sarà una novità interessante, perché anche tra i conoscitori del rabarbaro pochi conoscono il suo utilizzo nelle preparazioni salate. Ci vorrà ancora un po’ di pazienza invece per assaggiare il liquore ottenuto dai gambi di rabarbaro, ma i due agronomi si sono già messi all’opera per inserire al più presto anche questa referenza.

Per visitare l’azienda  è necessario chiamarli preventivamente al numero 3331113430 e ricevere dettagliate indicazioni su come raggiungere il loro piccolo e sperduto angolo di paradiso tra lago e montagna.

Ma che cos’è il rabarbaro?

In molti l’avranno già visto come pianta ornamentale grazie alla sua forma stupenda che unita ai colori verde-rosacei lo renono perfetto per abbellire i giardini. Le sue origini sono asiatiche: Cina e Tibet sono la culla di questa pianta diffusissima e molto apprezzata in tutto l’oriente. Il nome rabarbaro deriva da due parole greche, “ra” che significa pianta e “barbaron” a conferma che in Europa veniva coltivato dalle popolazioni barbare. Pianta barbara, dunque. In occidente arriva grazie agli inglesi che iniziano a utilizzarlo a scopo medico. Solo nel 1700 gli anglosassoni si accorgono che è commestibile e lo mettono tra i fornelli seppur insieme a un’ingente quantità di zucchero per stemperare il suo caratteristico gusto amaro. Ne esistono circa 60 specie conosciute ed è una pianta molto robusta di cui non si butta via nulla. Dai semi alle foglie viene utilizzato tutto, sia per scopo decorativo cge culinario o medico.

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Le proprietà del Rabarbaro

Le prime informazioni che riguardano le sue proprietà terapeutiche giungono proprio dalla Cina dove nel 2700 a.c. l’impertore Shen Nung ne descrive le qualità nel suo libro di erbe medicinali. Nel 2010 un gruppo di ricercatori britannici della Sheffield Hallam University, in uno studio pubblicato sulla rivista Food Chemistry, dimostra che il rabarbaro cotto al forno per circa venti minuti aiuta a combattere le cellule tumorali. La parte più ricca di sostanze benefiche è il rizoma, un rigonfiamento all’altezza delle radici in cui si concentra un riserva vitale di sostanze. Decotto, in infuso o ridotto in polvere, il rizoma di rabarbaro è indicatissimo per i disturbi legati l’apparato digerente in quanto contribuisce alla formazione di succhi gastrici e bile aiutando la digestione. Indicato anche in casi di stiposi, è da utilizzare con moderazione onde evitare che si verifichi l’effetto opposto. Regolarizza inoltre l’appetito ed è un ottimo alleato per la salute del fegato. La parietina, un pigmento tipico del rabarbaro, pare essere in grado di combattere le cellule leucemiche. È sconsigliato ai bambini sotto i due anni, alle donne in gravidanza e allattamento e a chi soffre di coliti croniche. Coltivato nell’orto funge da antaparassitario naturale.

Il rabarbaro in cucina

L’utilizzo più noto del rabarbaro è la marmellata, ma ci si può sbizzarire inserendolo in molte ricette. Ottimo a colazione accanto al sottobosco nello yougurt, è anche un buon ingrediente per arricchiere l’insalata. Può accompagnare sia carne che pesce e, grazie al suo gusto particolare, è perfetto per un’insolita e gustosa crostata o una quiche da tre stelle Michelin.

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1 Commento

  • ho portato a casa sa Londra due anni fa il rabarbaro ed ho fatto un’ottima marmellata- qui a verona non riesco a trovarlo ho trovato ‘articolo su questi due ragazzi che lo coltivano vicino a Lecco. spero di riuscire a contattarli ed acquistare il prodotto.