A causa della diffusione del coronavirus in tutta Europa – e alla pubblicazione da parte della Commissione europea delle linee guida per il controllo delle frontiere e la libera circolazione delle merci – il 22 marzo è stata presentata la guida pratica per assicurare il regolare flusso delle merci all’interno del mercato unico attraverso le “green lanes”, i cosiddetti corridoi verdi.
Tra le misure più importanti, quella che definisce tempi di attesa di massimo 15 minuti al confine per controlli e screening sanitari degli autisti. Un ulteriore passo importante per evitare le chilometriche code che rallentano ingiustificabilmente il flusso dei prodotti sul suolo europeo. Rimangono i problemi relativi alla disponibilità di camion refrigerati e soprattutto di autisti.
Dopo il panico di un paio di settimane fa, si continua comunque a lavorare a ritmi serratissimi, per garantire le forniture rispettando le norme imposte e tutelando al massimo la salute dei lavoratori, fondamentali per la tenuta del settore. Assomela conferma i possibili problemi di manodopera per i lavori estivi ed autunnali, se la situazione non migliorerà, e la necessità di trovare formule di assunzione quanto più semplici e rispettose delle disposizioni a tutela della salute.
Export extra-Ue
Maggiori problemi si riscontrano, invece, fuori dall’Ue e, in particolare, negli ultimi giorni, in India. Dopo l’entrata in vigore di uno specifico decreto che ha introdotto misure per verificare lo stato di salute degli equipaggi delle navi portacontainers che comportano ritardi di 4/5 giorni per lo scarico della merce, al momento la situazione descritta da alcuni importatori sembrerebbe molto più seria.
Sebbene non ci sia nessun provvedimento ufficiale da parte del governo che limiti l’operatività dei porti del paese e della logistica, la realtà sembra molto differente. I maggiori importatori, infatti, prospettano una prossima chiusura, o parziale chiusura, delle attività portuali e di quelle legate alla logistica, sebbene queste rientrino tra quelle ritenute strategiche dall’India stessa per garantire l’approvvigionamento dei beni di prima necessità.
Le limitazioni alle attività e agli spostamenti delle persone imposte dalle autorità, colpirebbe infatti qualsiasi categoria e qualsiasi settore, compreso quello del food e della logistica ad esso connesso. I video e le immagini forniteci dai clienti stessi, dimostrano quanto il rigido e violento controllo da parte delle autorità renda impossibile non solo muoversi, ma semplicemente fare il proprio lavoro anche quando si tratta di approvvigionamento di cibo.
A tutto ciò si aggiunge la per ora presunta difficoltà ad accettare mele italiane da parte dei consumatori e i presunti controlli da parte di organi ispettivi e di polizia locali all’interno dei mercati generali e nei punti di vendita volti specificatamente a verificare la presenza di mele italiane.
Una situazione potenzialmente esplosiva dunque per gli esportatori italiani per i quali questi mesi rappresentano il cuore della stagione commerciale in questo paese. Al momento ci sono in mare con destinazione India circa 400 container, partiti all’inizio di febbraio prima che scoppiasse la crisi in Italia, per un valore complessivo superiore agli otto milioni di euro. Nelle ultime settimane nessun ulteriore carico è partito per il paese.
Assomela è in contatto con le autorità italiane per comprendere la reale situazione ed i possibili metodi di intervento, considerando che ogni chiusura o limitazione non andrebbe a detrimento solo delle mele italiane, ma, vista la rapida evoluzione e diffusione del Coronavirus, a breve andrebbe a limitare gli approvvigionamenti di beni alimentari per l’India stessa, dove nelle ultime ore sono già avvenuti i primi assalti ai supermercati.