La città di Bologna sembra ormai convinta. Il sogno di diventare capitale del cibo nazionale, e forse anche qualcosa di più, nato da un investimento sbagliato, potrà realmente diventare realtà. E la conferma di questo ottimismo era ben percepibile lunedì 12 dicembre: bastava osservare i tanti operatori accorsi alla presentazione di FICO Eataly World nell’aula magna Santa Lucia dell’Università degli Studi di Bologna. Venti anni fa, quando l’allora mercato ortofrutticolo comunale – situato troppo vicino al centro della città di Bologna – fu trasferito in periferia, apparve evidente come le strutture fossero sovradimensionate e il rischio, poi divenuto realtà, di rimanere sotto-utilizzate fosse concreto.
Quando, pochi anni dopo, da quelle parti fu realizzata la nuova sede della storica Università di Scienze Agrarie, la vicinanza creò una simbiosi insolita: il direttore del dipartimento di Economia e Ingegneria Agrarie dell’Università, Andrea Segrè, divenne presidente del CAAB, vale a dire del Centro Agro Alimentare di Bologna. Il CAAB da allora ha iniziato a produrre nuove idee: sui tetti della megastruttura è nato, per esempio, il più grande impianto fotovoltaico d’Europa. L’arrivo di un nuovo direttore, conoscitore dei mercati internazionali, come Alessandro Bonfiglioli, e l’interessamento di un imprenditore agroalimentare come Oscar Farinetti, hanno infine partorito l’idea che rappresenta il fondamento del progetto FICO (Fabbrica Italiana Contadina): proporre ad un vasto pubblico una grandissima fattoria didattica per ristabilire i legami fra la popolazione e la produzione del cibo.
Dagli inizi del percorso di questo grande progetto ad oggi si sono susseguiti diversi eventi atti a coinvolgere prima le autorità locali e poi i potenziali investitori privati, ma mai come ora la grande partecipazione di lunedì ha mostrato, fisicamente, il grande interesse che ruota intorno a FICO.
Il dibattito è stato moderato dall’onnipresente conduttore televisivo Patrizio Roversi e ha visto l’intervento di tanti esperti che hanno illustrato questo mega-progetto che, come ha ben sintetizzato alla fine Oscar Farinetti, vuole “raccontare e celebrare l’immensa biodiversità di piante ed animali, patrimonio del nostro paese che, come nessun’altro al mondo, gode di un microclima completo che questa diversità la produce. Da qui nasce anche la grande varietà della cucina italiana, che è una cucina domestica e non, come è successo in Francia, una cucina originata nei ristoranti, creata dagli chef. Tutto questo potrà essere toccato con mano a FICO”.
“Fare cultura da coltura”
Cosa sarà in pratica la Fabbrica Italiana Contadina l’ha spiegato, invece, bene Andrea Segrè, presidente della fondazione FICO per l’educazione alimentare, nonché presidente del Centro Agro Alimentare di Bologna: su 80.000 metri quadrati di esposizione complessiva, 10.000 saranno dedicati alla produzione degli alimenti vegetali negli orti e nei frutteti. Nella parte restante potranno osservare e conoscere tutte le varie fasi di produzione e di lavorazione delle materie prime qui coltivate. Ci saranno anche stalle con tanti animali, si potrà osservare da vicino 40 laboratori che sforneranno giornalmente quantità industriali di prodotti finiti, dall’olio al vino al latte, dai formaggi agli insaccati. Saranno, infine, a disposizione 25 botteghe e ristoranti per poter consumare e comprare quanto si è visto all’interno.
Un luogo che chiamerà continuamente il territorio, che farà cultura e coltura. @andrea_segre pic.twitter.com/IzXLz87ZOW
— FICO Eataly World (@eatalyworld) 12 dicembre 2016
Segré ha ricordato l’importanza e la centralità dell’educazione alimentare: FICO sarà una grandissima fattoria didattica che si rivolge ai più giovani e ai loro genitori per insegnare loro anche quei rudimenti di economia domestica che dal 1963 non vengono più insegnati nelle scuole. Il tutto contruibuirà a risvegliare l’interesse verso la famosissima “dieta mediterranea”, ormai trascurata anche nel nostro paese.
Fico Eataly World punto di riferimento per giovani e studenti
Giovani e studenti saranno i benvenuti, sia italiani che esteri, tanto che qui potranno anche fare stage ad hoc. Lo ha sottolineato Gianni Bastianelli, direttore esecutivo di ENIT (Ente Nazionale Italiano del Turismo), che ha spiegato che saranno avviate campagne promozionali internazionali per illustrare la specificità di tutto il sistema alimentare italiano. Verrà utilizzato uno storytelling innovativo e coinvolgerà tanti giornalisti esteri invitati a visitare il FICO di Bologna. Il Prof. Francesco Ubertini, rettore dell’Università di Bologna, in veste di padrone di casa, si è detto chiamato “ad una grande azione di educazione alimentare” che coinvolgerà tutti gli studenti ed i loro genitori. Gli obiettivi dell’ateneo saranno legati allo studio ed alla difesa della biodiversità, compito primario negli anni futuri.
Nessuna competizione con Parma. Anzi…
Virginio Merola, sindaco della città di Bologna, ha smorzato le voci circa dissidi con l’amministrazione di Parma, sede dell’EFSA (European Food Safety Authority) e del Cibus, la fiera del cibo più specializzata d’Italia, e ha affermato che ci sono progetti con Parma per fare della regione Emilia-Romagna “il fulcro dell’agroalimentare nazionale ed internazionale. Ed è stato proprio Virginio Merola a fissare in modo perentorio la data di inaugurazione – già rinviata 2 volte – di FICO al 4 ottobre 2017, giorno del patrono di Bologna, S. Petronio. Simona Caselli, assessore all’agricoltura della Regione Emilia Romagna, ha ricordato che la Regione detiene il record di prodotti certificati in Europa (44) ed ha afferma come sia necessario comunicare la differenza fra prodotti certificati e prodotti standard. “C’è inoltre bisogno di spiegare il modello economico che sta dietro a questa filosofia per evitare che ai bambini arrivino solo due messaggi: quella di un’agricoltura dalle mucche viola della TV e quella che avvelena”.
Oscar Farinetti: “Abbiamo una grande voglia di fare e quando c’è quella ci si riesce!”
“Dobbiamo fare agricoltura vera, sfruttare per esempio le 120 cultivar di grano duro che abbiamo in Italia contro le 6 presenti negli Stati Uniti”. Non è mancato, ovviamente, l’intervento di Oscar Farinetti. Secondo il fondatore di Eataly sarà possibile portare a Bologna visitatori anche da città come Boston ed è convinto che l’Italia saprà riprendersi “se fa le cose per le quali ha la vocazione: il turismo e l’export. Sono anche due fattori che è facile raddoppiare in poco tempo”. Anche Tiziana Primori, amministratore delegato di FICO Italy World ha sottolineato l’abbondanza di varietà che redono unica l’Italia: “porteremo dentro FICO la grande competenza dei migliori artigiani del cibo e la ricchezza di tradizioni e specialità dei nostri territori”.
Ricostruire un rapporto tra la gente e ciò che la gente mangia. Il senso di novità. @romanoprodi pic.twitter.com/EN9LZYD3Sm
— FICO Eataly World (@eatalyworld) 12 dicembre 2016
Alla fine dell’evento, infine, è intervenuto anche l’ex Presidente del Consiglio Romano Prodi, bolognese Doc, che ha testimoniato la sua soddisfazione nel vedere un progetto così bello ed innovativo condiviso con grande slancio da tutte le istituzioni locali. L’impressione di chi scrive è la conferma della grande fiducia, per non dire il grande entusiasmo, che si avverte, da parte della città, dei suoi amministratori, delle istituzioni e soprattutto dei suoi operatori, verso questo progetto. E Farinetti riassume come al solito bene lo spirito con una frase: “Abbiamo una grande voglia di fare e quando c’è quella ci si riesce!”.