Come capita anche in altri settori dell’agroalimentare, molte delle leccornie che il nostro paese produce, con un ruolo da attore principale, volano soprattutto all’estero, non solo per una migliore situazione economica. È il caso anche dei mirtilli: “La cultura del piccolo frutto si trova nel Nord Europa”. Perché?: “I motivi sono tanti: prima di tutto le consuetudini alimentari lì sono diverse. Da noi il mirtillo è visto soprattutto come complemento per i dessert”. L’Inghilterra è il primo mercato dei mirtilli per la Lagnasco Group, poi tutti i paesi scandinavi “che li consumano soprattutto come snack, oltre che in cucina”. Il rapporto di consumi rispetto all’Italia è di circa 1 a 7. Secondo Giuseppe Termanini c’è un aumento anche in Italia, ma nel nostro paese i mirtilli, come un po’ tutti i piccoli frutti di bosco, sono considerati un prodotto d’élite: “C’è poi il prezzo, che certo non agevola”. Se all’ingrosso si parte tra i 6 e i 9 euro al kilo, al consumatore arrivano con un ricarico tra il 50% e il 70%, “che francamente è a volte spropositato”. Molte le varietà, nel cuneese la più diffusa è la Duke: “le nostre sono tra le più precoci e abbiamo anche una finestra di vendita abbastanza corta”. Le prossime tre settimane, infatti, saranno il periodo clou dei mirtilli di quest’area, che terminerà la sua corsa verso la fine di luglio. “I primi ad arrivare sul mercato sono quelli spagnoli ad aprile, poi tocca a noi e al Trentino, poi è la volta della Germania e soprattutto della Polonia, i cui costi sono molto più bassi dei nostri”.
Fonte foto: aterriblehumanbeing.tumblr.com