L’emergenza coronavirus colpisce un settore trainante come l’agroalimentare. “Dobbiamo reagire con grande determinazione, perché fra tre mesi potrebbe essere troppo tardi e la concorrenza potrebbe scalzarci”. Lo ha detto ieri la ministra delle Politiche agricole, Teresa Bellanova, alla presentazione del piano per il rilancio del made in Italy alla Farnesina.
“Il problema – ha spiegato Bellanova – non si può ridurre alla zona rossa, manca manodopera, abbiamo difficoltà a fare partire i camion da sud a nord, difficoltà per le semine per la mancanza di lavoratori stagionali stranieri che non vogliono venire o vogliano tornare nei loro Paesi. E alcuni paesi si stanno organizzando per le produzioni nel loro territorio, utilizzando lavoratori italiani”.
Salutando gli interventi straordinari previsti dal Governo per il made in Italy, Bellanova ha invocato “passaggi successivi”. Ed ha aggiunto che: “siamo pronti a guidare missioni settoriali in mercati maturi, quali Stati Uniti e Giappone che dobbiamo presidiare, e nei mercati emergenti. Ma bisogna dotare le nostre ambasciate di professionalità specifiche su tematiche agricole“.
Il pacchetto di misure concordato ieri dal titolare del dicastero della Farnesina, Luigi Di Maio, e dagli altri ministri economici potrà contare su 716 milioni di euro (fondi Ice e Simest) e prevede: interventi di credito alle imprese; copertura per chi non potrà partecipare a fiere e per le quote di adesione per iniziative all’estero (fino a marzo 2021); nuove intese con la Gdo e promozione di marketplace virtuali; formazione e campagna di comunicazione a emergenza conclusa.
“Dopo le misure di emergenza per le zone rosse, ora sono indispensabili interventi di sostegno a lungo termine per le filiere più colpite a partire da quella agroalimentare, in cui la sola ristorazione dagli agriturismi alle principali catene ha perso in poche settimane al Nord Italia fino al 90% del suo fatturato”. Così Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia, che ha partecipato all’incontro al ministero degli Affari esteri.
“La crisi sanitaria si è trasformata in emergenza economica e, anche, occupazionale in zone sempre più ampie del Paese e rischia di aggravarsi con il prolungarsi delle misure di contenimento”.
A essere colpito, infatti, non è solo il cuore produttivo italiano, ma anche quello logistico: in pochi chilometri ci sono le principali piattaforme logistiche agroalimentari che raggiungono circa 200 milioni di consumatori europei. Con prodotti deperibili che non possono avere ostacoli alla piena mobilità, in un contesto in cui già da 10 anni i consumi alimentari erano in calo, con l’eccezione del “fuori casa” ,che oggi invece è ridotto drasticamente dal crollo del turismo. Unico traino per il settore da anni è l’export, cresciuto di oltre il 6% lo scorso anno, nonostante Brexit e dazi.
“Ora è proprio questo a essere messo in crisi da attacchi strumentali e ingiustificati delle nostre eccellenze alimentari su numerosi mercati mondiali”, dice ancora Scordamaglia, riferendosi alle richieste di certificazioni integrative “virus free”, già bollate come illegittime dall’Oms, alla domanda di quarantene per i nostri prodotti, ai vincoli agli spostamenti di cose e persone, all’aumento di ostacoli al nostro export che non fanno altro che aumentare l’Italian sounding.
“Bisogna partire con un piano forte di comunicazione, sia sui mercati mondiali che nel nostro Paese contro chi crea fake news. – conclude Scordamaglia – Più fondi per un’azione capillare e nuovi strumenti a Ice e al sistema Cdp Sace-Simest. Oltre a una serie di misure di contenimento emergenza economica e crescita che presenteremo domani al Presidente Conte” .