E’ tempo di bilanci per il mondo del bio. Bilanci che, secondo quanto emerso ieri all’incontro digital con i protagonisti del progetto Made in Nature, quest’anno risultano più complessi rispetto al solito. La pandemia ha, infatti, avuto ripercussioni sulle dinamiche degli acquisti e dunque il mercato, anche del biologico, è di difficile lettura.
Di conseguenza, è complicato fare previsioni e programmi per il futuro. Paolo Pari, direttore di Almaverde Bio, ha sintetizzato: “Bisogna stare attenti a programmare la produzione e a presidiare la qualità delle referenze provenienti da agricoltura biologica. Il rischio è svilire il prodotto e farlo scivolare tra quelli di primo prezzo“.
Quanto a Made in Nature, si ricorda che si tratta del progetto finanziato dall’Unione europea e da Cso Italy, per comunicare e promuovere i prodotti bio freschi e trasformati in Italia, Germania e Francia. Le aziende italiane coinvolte sono Brio, Canova, Conserve Italia, Lagnasco Group, RK Growers, Veritas Biofrutta e Mazzoni Surgelati, lo stanziamento è di 1,7 milioni in tre anni. A gennaio 2021 si chiude il secondo anno di attività che, per cause di forza maggiore, sono state perlopiù digital, ma non per questo non soddisfacenti.
Almaverde Bio: “Difficile leggere il mercato”
Secondo Pari, mentre il mercato estero continua a essere brillante e interessante soprattutto per i prodotti ad alta rotazione e presenti per l’intero arco stagionale, con i quali è possibile fare economie di scala, più complesso è interpretare il mercato Italia. “Quest’anno – ha spiegato – lo possiamo suddividere in tre momenti. Con il lockdown si è visto un incremento degli acquisti bio, guidati però dall’effetto scorta. Da giugno ad agosto, invece, si è assistito a una frenata delle vendite, di cui però si è capito poco. I consumatori hanno continuato a comprare patate e mele, lasciando sui banchi i prodotti estivi. Infine, per gli ultimi mesi dell’anno, si può parlare di ripresa, ma soprattutto per l’estero“. Nello scenario descritto, secondo Pari, ad aver sofferto di più sono stati i prodotti molto deperibili, come fragole e asparagi, mentre sono andati bene gli agrumi, l’uva da tavola senza semi, il kiwi giallo: “L‘innovazione tecnologica – ha puntualizzato – può far crescere il bio, basti pensare ai packaging sostenibili, compostabili, riciclabili, che evidenziano il valore del prodotto”.
Gruppo Mazzeni: “Impossibile fare previsioni”
Ha confermato la difficoltà di lettura del mercato Italia anche Carlo Trevisan, responsabile surgelati di Mazzeni: “I numeri quest’anno sono difficili da decifrare – ha aggiunto – Il biologico è in crescita, di sicuro di più del prodotto convenzionale. Ma in Italia è difficile programmare, mentre all’estero, soprattutto se si ragiona con l’industria, si possono fare piani di medio-lungo periodo”.
Lagnasco Group: “Volano i mirtilli bio sul mercato estero”
Allineato anche Massimo Perotto, responsabile commerciale di Lagnasco Group: “Con la prima chiusura si è riscontrato un incremento nell’acquisto dei prodotti bio – ha spiegato – Poi, sul mercato italiano, si è registrato un periodo di stasi, basti pensare ai consumi delle mele Gala che quest’anno, nonostante le quotazioni minori e i prezzi più bassi nella Gdo, non stanno crescendo”. Scenario diverso per il mercato estero, che continua a dare soddisfazioni: “La domanda di mirtillo bio è tuttora eccezionale – ha riferito il manager – In Germania e Nord Europa è richiesto anche il mirtillo biodinamico, certificato Demeter”.
Conserve Italia: “Una nicchia che cresce”
Stefania Costa, marketing manager food di Conserve Italia, ha fatto il punto sull’andamento dei prodotti bio conservati: “Nel mondo delle conserve, pur restando una nicchia, la quota di biologico continua a crescere – ha riferito – I ceci bio registrano le migliori performance, l’incremento è da due anni a doppia cifra”.
Mauro Panzani, responsabile succhi di frutta bio del Gruppo ha invece evidenziato un calo dei consumi di succhi di frutta convenzionali in Italia, ma una costante crescita dell’offerta bio. La quale, a suo avviso, richiederebbe maggiore comunicazione al consumatore: “Il prodotto bio deve trasmettere valore – ha concluso – Per esempio, per i succhi bio, alla scopo funzionano le bottiglie di vetro”.