Frutta e verdura convenzionale venduta come biologica sia in Italia che all’estero, agricoltori che avrebbero percepito fondi europei per un milione di euro per l’agricoltura biologica. È quanto emerge dalla complessa indagine condotta dalla polizia tributaria e giudiziaria, denominata “simBIOsi” e che ha portato i finanzieri del Comando Provinciale di Ragusa ad eseguire 15 provvedimenti di perquisizione e sequestro emessi dalla locale Procura della Repubblica nei confronti di 9 titolari di aziende agricole, indagati per frode in commercio e truffa aggravata ai danni dello Stato e dell’Unione Europea, che si trovano nelle province di Acate, Ispica, Modica, Pozzallo, Scicli e Vittoria.
Ne parlano molte testate locali siciliane (ad esempio qui, qui e ancora qui), ma anche media nazionali (SkyTg24, le pagine di Palermo di Repubblica), che illustrano nel dettaglio come sia stata condotta l’indagine, partita a inizio 2017 e conclusasi in questi giorni.
Vengono in mente le parole che Paolo Carnemolla, presidente di FederBio, pronunciò poco più di un anno fa a Milano durante l’Assemblea annuale di AssoBio, in particolare circa il tema dei controlli e la tracciabilità, nonché la credibilità che il sistema del bio deve avere per continuare a rinsaldare quel patto di fiducia con i consumatori, patrimonio basilare sul quale si fonda il settore del biologico, incrinato il quale questo grande mercato, in costante crescita da anni, rischia di sgonfiarsi molto più velocemente di quanto si creda.