Numeri positivi per il biologico, come emerso dalla conferenza organizzata recentemente da AssoBio a Milano, che trovano riscontro anche in uno degli attori principali del mercato italiano, vale a dire Almaverde Bio, Consorzio che nel 2015 ha realizzato un giro d’affari di 63,3 milioni di euro, in crescita del 13% rispetto al 2014.
Ne abbiamo parlato con Paolo Pari, direttore marketing di Almaverde Bio, presente alla conferenza di AssoBio, associazione della quale il Consorzio fa parte insieme ad altre 61 realtà del biologico italiano (tra queste spicca anche il nome di Coop Italia, leader dalla Gdo in Italia, che ha presentato domanda e che entrerà ufficialmente a farne parte quando le modifiche statuarie consentiranno anche agli attori della distribuzione moderna di poter essere iscritte).
Quali sono le sfide del biologico oggi?
Il sistema del monitoraggio e di certificazione sono oggi efficienti, ma, come in tutte le cose, non bisogna abbassare la guardia e crogiolarsi sugli allori. Un mercato che cresce con questi ritmi obbliga le aziende produttrici a stare particolarmente attente su molti aspetti, a partire dalla qualità generale dei prodotti. Non bisogna far cadere la fiducia nei confronti di un prodotto alimentare come quello biologico che continua ad offrire qualità e garanzie.
Quali rischi possono esserci alla luce di questa imponente crescita?
Il rischio che si corre è quello di banalizzare il prodotto. Non per questo però il biologico deve essere sempre esclusivamente un prodotto rivolto ad una nicchia di consumatori, anzi deve avere un mercato sempre di più allargato. Bisogna fare sempre le cose con molta serietà e con molto rigore perché il consumatore che oggi ti sceglie è un consumatore tendenzialmente giovane. Le fasce di età che danno i requisiti di sicurezza al prodotto biologico sono le più giovani. Sono i famosi millenials che se vengono delusi, o diciamo traditi, fanno presto a metterti una croce addosso. Le dinamiche dei consumi, d’altronde, stanno cambiando, si stanno diversificando, c’è maggiore attenzione sul prodotto alimentare e c’è una richiesta sempre maggiore di informazioni e quindi è un consumo sempre più critico. In questo momento il biologico viene premiato perché supporta tutti quelli che possono essere gli stili di vita più salutistici, che ognuno interpreta in maniera molto laica.
Come fare a raggiungere sempre di più la massa dei consumi?
Ci sono dei canali che, a mio avviso, non stanno sfruttando ancora la potenzialità che oggi il mercato offre. Il canale specializzato viaggia bene, ha un suo assortimento completo ed è ben identificato. Quando parlo di opportunità non ancora sfruttate intendo la Gdo, perché non tutti possono andare nel canale specializzato. Se vogliamo allargare il mercato bisogna andare verso quello di massa. La Gdo si sta muovendo, però ha ancora potenzialità inespresse. Dall’altra parte c’è poi tutta la ristorazione commerciale: aumentano i pranzi fuori casa ma nella ristorazione commerciale non vediamo un’offerta organica di prodotti biologici, vuoi anche perché la legislazione non è al momento soddisfacente. Pur mantenendo gli aspetti della garanzia al consumatore, bisognerebbe rimuovere gli ostacoli al momento presenti allo sviluppo di questo canale.
L’esperienza delle isole Almaverde Bio dedicate all’ortofrutta nella Gdo come procede?
È un’esperienza molto positiva, sia in Conad che anche nelle altre realtà che sono in fase di work in progress. Ed è un’esperienza che la dice lunga sulle potenzialità presenti in questo canale. Anche in questo caso ci siamo confrontati ed abbiamo dimostrato che il pericolo non è quello di ingannare il consumatore. Se le cose si fanno bene si possono mantenere i requisiti di assicurazione nei confronti del consumatore che ti sceglie. Ed anche lo sfuso ortofrutticolo biologico nella Gdo si può fare: bisogna solo farlo bene, facendo in modo che il consumatore non abbia dubbi che in un determinato spazio si trovi un’offerta differente dal resto del reparto ortofrutta.