“La difficoltà principale è quella di farlo conoscere. La gente, anche nei negozi bio, non sempre lo capisce e non sa bene come usarlo”. Si tratta del cosiddetto “pomodoro da serbo”, una delle coltivazioni più intimamente legate alle genti del sud, in particolare in Campania, Basilicata, Calabria, Sicilia e Puglia. Chi ce ne parla, direttamente dal 24esimo salone internazionale del biologico e del naturale, Sana, di Bologna è la Pantaleo Agricoltura,, piccola realtà di Fasano, in provincia di Brindisi. “È una particolare varietà di pomodori coltivati in aridocoltura, quindi senza bisogno di irrigazione, oppure con acqua salmastra, donando così un sapore unico e una buccia molto consistente”. La storia, infatti, dice che sin dall’800 veniva coltivato da giugno a settembre e venduto fresco, mentre la sovrapproduzione veniva conservata nella “Ramasola” (grappoli legati tra loro con un filo di cotone) e disponibile, così, sino all’aprile successivo. Coltivati con metodo biologico dall’azienda, ne producono due varietà: il pomodoro “Regina di Torre Canna”, oggi anche presidio Slow Food e il pomodoro “Ponderosa”, quest’ultimo dal colore giallo oro, coltivato tra Francavilla e Ceglie Messapica. “Siamo a Sana, principalmente per far conoscere il prodotto, ma anche per trovare un distributore nazionale e nuovi canali, anche della GDO”.
Pantaleo Agricoltura. Pomodori da serbo biologici
Una storia antica e un prodotto unico, coltivato senza irrigazione o con l’uso dell’acqua salmastra.
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