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Donne dell’ortofrutta: “Farsi portatrici di sapere”

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Autore Redazione

Riunite a Bologna per l’approvazione del bilancio, hanno fatto il punto sulla vita associativa e le sfide future del comparto

Ricchezza di competenze e di professionalità provenienti da tutti i vari ambiti della filiera, rappresentanza di tutte le principali zone vocate alla produzione ortofrutticola, da nord a sud, visione multigenerazionale, condivisione e contaminazione, unione di tante diversità che insieme diventano unicità.

Questo il biglietto da visita dell’associazione nazionale Le donne dell’ortofrutta, che in occasione dell’8 marzo si riunita in assemblea a Bologna per l’approvazione del bilancio e per fare il punto sulla propria attività insieme alle socie, che si sono confrontate in un dibattito sulla vita associativa e sulle sfide future. L’associazione – organismo di rappresentanza unico in Europa – riunisce ad oggi 131 socie ordinarie e cinque onorarie, con dieci nuovi ingressi dall’inizio dell’anno.

Un’associazione in crescita

L’attività sui social nework ha contribuito nell’ultimo anno alla crescita dell’associazione, sia dal punto di vista della base associativa che della digital reputation, “segno che comunicare nel modo giusto serve a raggiungere le persone”, ha sottolineato in apertura dell’assemblea Carola Gullino, presidente delle Donne dell’ortofrutta, aggiungendo anche che nel settore, a dispetto delle difficoltà che sono sotto gli occhi di tutti, si percepisce “un’aria di cambiamento”.

“Oggi c’è una presenza femminile più evidente in ortofrutta, – ha continuato la presidente – stiamo portando un’ondata di freschezza e ottimismo di cui il settore ha molto bisogno, soprattutto in un momento storico come questo”.

“Stiamo vivendo tempi a dir poco particolari – le ha fatto eco in assemblea Simona Caselli, presidente dell’associazione europea Areflh e socia onoraria delle Donne dell’ortofrutta -. Il mondo ci dice che ci vogliono diete sane, ma poi si fa fatica a sostenere il consumo di ortofrutta. Credo che l’associazione, con la sua ricchezza di professionalità e di saperi diversi, possa contribuire a promuovere un cambio di paradigma. Non solo parlando dell’importanza della dieta mediterranea, promuovendo il consumo dei prodotti ortofrutticoli fin dalla tenera età, ma anche facendo capire qual è il reale valore di frutta e verdura, spiegando al consumatore finale che ha un costo produrle e che chi le produce non è nemico dell’ambiente, andando quindi a contrastare un certo tipo di narrazione che rischia di avere risvolti negativi sulla già critica situazione dei consumi. Bisogna sostenere una produzione responsabile – ha continuato Simona Caselli – capire e far capire che del cambiamento climatico ce ne dobbiamo fare carico tutti. Dobbiamo condividere le buone pratiche come associazione”.

La proposta

E quindi la proposta: “Penso che le Donne dell’ortofrutta – ha detto Caselli – possano avere un ruolo di riferimento sul tema della tecnologia e dell’agricoltura 4.0, farsi portatrici di sapere in fatto di nuove tecniche di coltivazione, risparmio idrico, agricoltura di precisione”.

Una sfida che l’associazione ha deciso di cogliere, con quel pragmatismo e quella visione lungimirante che sono una caratteristica tutta al femminile. “Il settore ortofrutticolo è imprevedibile. – ha concluso la presidente delle Donne dell’ortofrutta Carola Gullino – Nonostante le difficoltà che ci sono, dal cambiamento climatico all’aumento dei costi di produzione, non dobbiamo arrenderci. Dobbiamo essere coraggiose e resilienti, trovare nuove varietà e nuove tecnologie che ci permettano di sviluppare un’agricoltura più sostenibile, in senso economico e ambientale. In questo vogliamo far sentire la nostra voce e dare una mano concreta al settore”.

Fonte: Le donne dell’ortofrutta

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