Sono sempre più amati da un po’ tutti i consumatori, eppure si può fare di più, molto di più, considerando i potenziali margini di crescita. I piccoli frutti, e in particolare i mirtilli, sono stati analizzati dettagliatamente durante la prima edizione dell’Italian Berry Day, una delle grande novità dell’edizione 2021 di Macfrut a Rimini, organizzato da NCX Drahorad e Italian Berry.
Molti i temi affrontati e, come da programma, sul palco si sono avvicendati, dal vivo o con interventi video registrati, professionisti della produzione, della distribuzione e delle tecnologie – moderati dalla direttrice di myfruit Raffaella Quadretti – di un comparto tra quelli maggiormente in fermento nel mondo dell’ortofrutta.
A conferma di questo trend, i dati forniti in apertura da Marco Pellizzoni, direttore commerciale consumer Panel & Services di GFK Italia. Se durante l’ultimo anno la frutta ha registrato una performance negativa a volume dovuta ad una riduzione di frequenza ed acquisto medio per singolo scontrino (fonte dati IT GFK Consumer Panel EAN + CB RP, luglio 2020 vs luglio 2021) pari al 5,9%, i piccoli frutti sono invece cresciuti del 26,3%, con ottime performance che riguardano tutte le referenze. Naturalmente i mirtilli, che vedono aumentare le famiglie acquirenti del 2,3%, ma anche i lamponi (+15,8 a volume), nonché more e ribes che aumentano il parco acquirenti.
Nonostante questo, l’Italia rimane molto lontana dai consumi pro capite, soprattutto di mirtilli, il principe dei berries quanto a richieste e apprezzamento, rispetto a quelle presenti in altri Paesi. Come ha ricordato Andrea Pergher, che si occupa di vendite in Europa per Fall Creek Farm & Nursery, vivaista con sede in Oregon e specializzato esclusivamente in mirtillo, se in Canada il consumo arriva a 3 kg l’anno e in Usa a 1,3 kg l’anno, nel Vecchio Continente si ferma a 260 grammi, con l’eccezione del Regno Unito, che sfiora il chilo. I consumi, comunque, anche durante il periodo pandemico sono aumentati, e le previsioni prevedono un raddoppio a livello mondiale, che diventa triplo in Europa da qui ai prossimi 5-7 anni. Per colmare la domanda che cresce bisogna puntare su varietà qualitativamente superiori. Quali? Oggi ci sono Duke, Draper e Liberty Aurora, sottolinea Pergher, domani Duke Blueribbon, Topshelf valor, Cargo Last Call.
Tra i leader della produzione mondiale di mirtilli troviamo molti paesi dell’emisfero sud dove la crescita è importante in termini di superfici e volumi, destinati all’export. Sia Marta Betancur, Vicepresidente di SHAFFE (Southern Hemisphere Association of Fresh Fruit Exporters) che Andrés Armstrong, direttore esecutivo di Chilean Blueberry Committee, hanno delineato uno scenario particolarmente dinamico. La superficie complessiva dedicata al mirtillo nel Sud del mondo è cresciuta del 174% negli ultimi 10 anni e leader, in termini di produzione ed esportazione sono Perù, Cile e Sudafrica.
Tornando nell’emisfero nord, un paese particolarmente dinamico è il Marocco. Qui la coltivazione dei piccoli frutti ha preso il via 30 anni fa con le prime coltivazioni di fragole, mentre mirtillo e lamponi debuttano nel 2005. Oggi, come ha spiegato Amin Bennani, Presidente di AMPFR (Association Marocaine Producteurs Fruits Rouges), la coltivazione si attesta a 9.650 ettari e l’export raggiunge 54 Paesi nel mondo. I mirtilli? Una categoria letteralmente esplosa: 2.700 ettari e poco più di 35mila tonnellate, con l’export che nell’ultimo anno ha visto volumi in crescita un po’ ovunque, a partire da Spagna (+19%), UK (+91%) e Germania (+237%).
Ma per i piccoli frutti c’è spazio per un approccio collaborativo alla definizione dei livelli economici dei tre principali attori della filiera: il produttore (che determina i costi di fornitura), il supermercato (che decide i margini) e il consumatore (che valuta i prezzi)? È l’interrogativo al quale ha cercato di dare una risposta nel suo intervento Thomas Drahorad, presidente di NCX Drahorad, organizzatore del convegno. La risposta è affermativa: in uno scenario collaborativo e non conflittuale come quello presente, dove la variabilità dei prezzi è all’ordine del giorno e confonde il consumatore, è possibile, ad esempio, ipotizzare un margine del 40% per la Gdo su una confezione da 125 gr di mirtilli in vendita a 1,99 a scaffale, che consente al produttore di ricevere 1,20 euro, un margine assolutamente sostenibile per tutti.
L’esperienza di Gorillas
A proposito di distribuzione, sul palco è intervenuto anche Giovanni Panzeri, un passato importante nella grande distribuzione tradizionale e oggi chief commercial officer di Gorillas, Urban Delivery tedesco recentemente sbarcato in Italia e che consegna la spesa in 10 minuti a casa. “Noi abbiamo i mirtilli a 1,89 euro e stiamo cercando di mantenere il prezzo fisso” ha dichiarato il manager. La selezione dei fornitori? “Stiamo cercando di andare alla fonte parlando direttamente con i produttori così possiamo pianificare più campagne”. Una politica che funziona per ora: ottime le vendite di piccoli frutti, a partire dai mirtilli e qualità percepita molto positiva da parte dei consumatori.
Con Tommaso Pantezzi, responsabile Unità Frutticoltura e piccoli frutti della Fondazione Mach, si è entrati nel dettaglio della coltivazione del mirtillo, prendendo in esame tutte le caratteristiche che contraddistinguono la sua coltivazione, in particolare quella in fuorisuolo. Tomas Bosi, del Cso Italy, ha invece delineato la crescita delle superfici in Italia con le stime del 2021 sempre positive a +10%. Crescono tutte le tipologie: i mirtilli sono quelli più diffusi e si attestano su quasi 1.400 ettari (+9% sul 2020); seguono i lamponi che sono saliti a circa 400 ettari (+12%) e, più distanziate ma in ascesa, le more con poco più di 200 ettari dedicati. Chiudono i ribes con circa 180 ettari.
Aziende di servizi dinamiche e agili
La tecnologia, fondamentale per riuscire a portare sul mercato prodotti qualitativamente sempre più eccellenti sul fronte del gusto e della conservabilità, è stata analizzata da due interlocutori di primo piano del settore. Nour Abdrabbo, direttore commerciale di Unitec, azienda che per prima nel 2013 ha studiato la introdotto sistemi di selezione e lavorazione dei mirtilli, ha dimostrato come la tecnologia sia fondamentale per fornire coerenza qualitativa nel tempo ai consumatori. Luigi Garavaglia, diretto ricerca e sviluppo di Ilip, azienda di riferimento nella produzione di imballaggi per l’ortofrutta, a partire dai piccoli frutti, ha illustrato le caratteristiche di di un nuovo packaging attivo che impiegando il chitosano, un polisaccaride naturale estratto dall’esoscheletro dei crostacei, e diversi estratti naturali di vegetali come flavonoidi e polifenoli, riescono ad aumentare la shelf-life dei berries 48 ore in più rispetto ai packaging non attivi.
Il convegno si è concluso con l’intervento di Matteo Molari, managing director di Molari Berries & Breeding. La battaglia per inserire il nome della varietà in etichetta, in particolare dei lamponi, iniziata da suo padre Gilberto, è ora una realtà ed è in grado di portare valore aggiunto a tutta la filiera dei piccoli frutti, dai breeder ai vivaisti passando per produttori, retailer e, naturalmente, i consumatori.