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Consumi e angurie: se la soluzione fosse il packaging?

Secondo i produttori per stimolare gli acquisti occorrono caldo, volantini e prodotto venduto a fette. Ma servono anche imballaggi inediti

L’anguria, per dirla con le parole di Dino Longhi, titolare dell’azienda agricola Longhi di Ostiglia (Mantova), “è uno sfizio: deve essere buona e disponibile quando il consumatore la desidera”. E pertanto, quest’anno che il caldo tarda ad arrivare, si rileva una certa reticenza da parte dei consumatori nell’acquistarla. Anche perché, come fa notare Patrizia Manghi, division operations manager di Sal Frutta di Reggio Emilia, gruppo che produce l’Anguria Reggiana Igp, c’è un altro aspetto che caratterizza l’anguria: la scomodità.

Benella: “Volantini per stimolare gli acquisti”

Giancarlo Benella, direttore commerciale di Copa Canino (Viterbo), circa l’andamento della stagione osserva: “Non abbiamo ancora iniziato con il prodotto in serra. Se non arriva il caldo l’anguria non si vende. E poi è un discorso di prezzi di vendita. Sono troppo alti, occorre qualche volantino che stimoli l’interesse del consumatore, che dia una spinta al consumo“.

Longhi: “Il prodotto mantovano sfigura”

“La situazione è complicata – conferma Longhi – Il mercato è saturo di prodotto che arriva dalla Sicilia e le temperature sono più alte solo da un paio di giorni. Inoltre il prodotto mantovano sfigura, paghiamo le conseguenze del freddo di maggio. Abbiamo problemi di spacco interno e di calibro. Confidiamo nel proseguo della stagione, contiamo di arrivare fino a settembre in condizioni migliori”.

Manghi: “Sorpresa canale Horeca, i produttori lavorino sul packaging”

AnguriaReggianaIgpPiù ottimista Patrizia Manghi, che racconta: “Abbiamo iniziato da 20 giorni con il prodotto sotto serra, che ci sta dando soddisfazioni. Ma per l’ottimo dobbiamo attendere il pieno campo, che arriverà al massimo tra una settimana”. Quanto alle quantità, secondo Manghi saranno inferiori rispetto alla scorso anno: per via dell’andamento climatico dei mesi scorsi l’allegagione è stata difforme, il che si tradurrà in una contrazione delle rese di circa il 20 per cento. Ma a rendere la manager fiduciosa è il riscontro da parte del mercato: “Stiamo ricevendo ordini anche dalle regioni del sud, soprattutto dal canale Horeca, che ha due necessità: differenziarsi nell’offerta e qualità costante. L’Anguria Reggiana Igp risponde a entrambe le esigenze”. Nota dolente è però la pezzatura medio-grande del prodotto in questione. “Il successo dell’anguria midi è una colpa di noi produttori – spiega – Avremmo dovuto lavorare di più e meglio sulla vendita delle fette e non solo”.

La fetta non risolve del tutto

“Con la nostra anguria – prosegue – ci siamo strutturati per la vendita a fette nei supermercati: è un discorso principalmente di logistica, il prodotto affettato ha una shelf-life di quattro giorni”. La porzione, però, non risolve del tutto: “Ci si deve mettere sempre dalla parte del consumatore – conclude Patrizia Manghi – Il percorso tra punto vendita e casa del consumatore rischia di danneggiare le fette, noi produttori dobbiamo rendere più agevole il trasporto”. Come? “La soluzione è il packaging. Presto ci saranno delle novità”.

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