Politiche agricole

Covid: crack raccolti senza 50mila lavoratori nei campi

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Autore Redazione

Per salvare made in Italy serve decreto flussi e proroga permessi di soggiorno. Atterrato volo charter con 142 lavoratori dal Marocco

É sos raccolti nei campi italiani dove senza decreto flussi e proroga dei permessi di soggiorno rischiano di scomparire quasi 50mila lavoratori in una fase delicata della stagione a causa delle limitazioni all’arrivo di manodopera straniera ma anche delle difficoltà burocratiche che impediscono l’utilizzo di quella italiana. E’ quanto emerge dal report di Coldiretti su “Il lavoro e le frontiere nell’era del Covid” diffuso in occasione dell’atterraggio all’aeroporto di Pescara della prima task force di cittadini marocchini per lavorare nei campi in Abruzzo, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Valle d’Aosta. L’iniziativa, promossa dalla Coldiretti, giunge in un momento in cui il Marocco ha sospeso tutti i collegamenti aerei con l’Italia con grandi difficoltà per molte imprese che non possono più contare su storici collaboratori.

“A pesare sono i limiti al passaggio nelle frontiere disposti da molti Paesi per l’avanzare dei contagi – spiega Coldiretti – ma la situazione rischia di diventare ancora più drammatica se non verranno prorogati i permessi di soggiorno per i lavoratori stranieri presenti in Italia, in scadenza il 30 aprile prossimo. Un problema che interessa oltre 30mila operai agricoli che potrebbero essere costretti a tornare nei propri Paesi proprio all’avvio delle attività di raccolta di frutta e verdura. Il pericolo è la perdita delle produzioni in un momento in cui è importante assicurare l’approvvigionamento alimentare degli italiani pure per le difficoltà degli scambio commerciali. Da qui la richiesta di Coldiretti di prorogare i permessi ma anche di accelerare nell’emanazione del Decreto Flussi 2021 che dovrebbero portare nelle campagne dello Stivale altri 18mila lavoratori extracomunitari”.

Un problema grave in una situazione in cui a livello nazionale viene ottenuto da mani straniere più di un quarto del made in Italy a tavola, con 368mila lavoratori provenienti da ben 155 Paesi diversi che hanno trovato regolarmente occupazione in agricoltura, fornendo il 29% del totale delle giornate di lavoro necessarie al settore, secondo il Dossier di Idos al quale ha collaborato la Coldiretti.

“Alle difficoltà per l’arrivo di manodopera straniera si aggiungono – continua Coldiretti – quelle burocratiche che ostacolano l’utilizzo dei lavoratori italiani. Non è stata, infatti, prorogata nel 2021 la possibilità di lavorare nelle campagne per i percettori di ammortizzatori sociali e del reddito di cittadinanza. Si tratta di contratti a termine non superiori a 30 giorni – spiega Coldiretti -, rinnovabili per ulteriori 30 giorni, nel limite di 2mila euro per l’anno 2020, che potrebbero rappresentare un’opportunità importante per i bilanci delle famiglie anche per la situazione di difficoltà in cui si trovano altri settori economici”.

“Con una adeguata formazione e semplificazione l’agricoltura nazionale può offrire – rileva Coldiretti – ai cittadini in difficoltà almeno 200mila posti di lavoro che in passato erano affidati necessariamente a lavoratori stranieri stagionali”.

“Una opportunità che deve essere dunque accompagnata da un piano per la formazione professionale e misure per la semplificazione ed il contenimento del costo del lavoro – chiede il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che  – serve anche una radicale semplificazione che possa ridurre la burocrazia, garantire flessibilità e tempestività del lavoro stagionale in un momento in cui tanti lavoratori di altri settori sono in difficoltà”.

Atterrata task force stagionali salva raccolti

Dalle patate e gli ortaggi della Piana del Fucino in Abruzzo alle coltivazioni di tabacco nel veneto fino alle zucche nel Mantovano, ai pomodori a Piacenza e alpeggi ad Aosta, è atterrata la task force salva raccolti organizzata dalla Coldiretti per aiutare le imprese agricole in crisi per la mancanza di manodopera a causa dell’emergenza Covid. Il primo contingente, trasportato da un volo charter con 142 lavoratori provenienti dal Marocco sbarcati all’Aeroporto internazionale d’Abruzzo “Pasquale Liberi” di Pescara.

Grazie alla collaborazione fra Coldiretti e l’Ambasciata italiana in Marocco è stato organizzato un servizio di tamponi rapidi prima della partenza dei lavoratori in aeroporto a Casablanca, in tal modo da garantire il rispetto dell’Ordinanza del Ministero della Salute appena pubblicata.

“Si tratta di operai agricoli stagionali qualificati che ormai da anni – sottolinea la Coldiretti – sono impiegati sul territorio nazionale, tanto da essere diventati indispensabili per l’attività di molte aziende nostrane, con cui in molti casi sono nati rapporti anche di amicizia. Dopo aver trascorso il periodo di quarantena, si impegneranno nei campi in Abruzzo, Veneto, Lombardia, Emilia Romagna e Valle d’Aosta in attività che necessitano in molti casi di una elevata professionalità e che comprendono la semina delle patate, i trapianti di finocchi e carote, la coltivazione del tabacco e dei pomodori, la raccolta di meloni, zucche e zucchine”.

Il volo privato è stato organizzato dalla Coldiretti dopo che il Marocco ha sospeso tutti i collegamenti aerei con l’Italia con grandi difficoltà per molte imprese che non possono più contare su storici collaboratori. La comunità marocchina è la più numerosa tra i lavoratori agricoli fuori dei confini comunitari con quasi 36mila persone, il 10% circa del totale dei braccianti stranieri che ogni anno vengono occupati da nord a sud della Penisola.

“In queste condizioni è importante l’annuncio da parte della Commissione europea del passaporto vaccinale con l’obiettivo di consentire la libera circolazione all’interno dell’Unione per lavoro o turismo” conclude il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare l’importanza di lavorare a livello nazionale per accordi bilaterali con i Paesi dove è più rilevante il flusso di lavoratori.

Fonte: Coldiretti

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