“Una campagna drammatica”. Così Raffaele Bucella, responsabile commerciale per l’Italia di Granfrutta Zani, azienda ortofrutticola di Faenza (Ravenna), ha definito la stagione di pesche e nettarine emiliane e romagnole di quest’anno. Le colpevoli di questo sfacelo sono, è noto, le gelate killer di fine marzo-inizio aprile le quali hanno decimato le produzioni di tutta Europa. Ma su alcune aree geografiche, Romagna in primis, si sono particolarmente accanite, generando ingenti danni.
Sebbene si parli di annata da dimenticare già da tempo, forse solo oggi, a estate inoltrata, gli effetti del maltempo di inizio primavera si sono palesati in tutta la loro entità: come racconta Bucelli, è perso il 90% del prodotto e i prezzi – più alti rispetto alle altre stagioni – non compensano le perdite.
La stagione è tutta da dimenticare, ma da metà luglio è un disastro
“Fino a metà luglio ci siamo barcamenati con il prodotto del sud Italia – esordisce Bucella – ma dalla metà di luglio è un disastro e lo sarà fino alla fine della stagione: non abbiamo più prodotto. Facendo un raffronto tra la trentesima settimana di quest’anno, con la medesima dello scorso anno, manca il 60% della produzione“. In pratica, per soddisfare la domanda di pesche e nettarine di giugno-metà luglio, Granfrutta Zani si è appoggiata ai produttori delle regioni meridionali. Regioni che, peraltro, hanno perso circa il 30% della produzione rispetto al 2019, più che altro per un discorso di alternanza di stagioni. Ma ora il prodotto è finito ed è quindi difficile rispondere alla richiesta: “Solitamente siamo noi a spingere il prodotto presso i nostri clienti della grande distribuzione – spiega il manager – Quest’anno, invece, sono loro a chiamarci, ma noi non possiamo aiutarli”. La carenza di prodotto si traduce in un prezzo più alto rispetto allo scorso anno, ma “il prezzo non può compensare le perdite”, precisa Bucella. A essere in difficoltà sono soprattutto le pesche gialle, che rispetto allo scorso anno registrano un prezzo più alto del 30% circa. Soffrono meno le nettarine.
Restando sui prezzi, sono due gli aspetti che Bucella rileva: “I prezzi sono stati sempre più alti, fin dall’inizio della campagna – precisa – Ma in questi giorni, nel periodo tipico per il prodotto romagnolo, rileviamo una inversione di tendenza: i prezzi sono in rialzo, mentre in questa fase di norma registrano un decremento”.
Qualità molto buona, calibri sostenuti e cestini impossibili
In questo scenario disastroso una buona notizia c’è e riguarda la qualità del prodotto: “La qualità organolettica è molto buona – racconta Bucella – Il che si spiega con l’assenza di frutti sulla pianta, che genera calibri sostenuti. E proprio per via delle dimensioni dei frutti, quest’anno non stiamo facendo i classici cestini da un chilogrammo per la Gdo”.
Le susine? Si salvano le europee
Due parole sulle susine, altre vittime illustri delle grandinate. A detta di Bucella, si salvano solo le varietà europee, più vecchie e dunque più rustiche e resistenti: “Non parliamo di grosse produzioni – specifica il manager – Ma per lo meno le perdite sono contenute, circa il 20% in meno rispetto al 2019″. Per le varietà asiatiche, invece, dunque per le prugne tonde, lo scenario è molto simile a quello di pesche e nettarine: “Abbiamo perso l’80-90% di prodotto“, conclude.