“Applauso a Caprotti”, “Ottima idea”. E ancora: “EVVIVA “Esselunga”! Una boccata di buon senso, finalmente!”, “#esselunga sempre sul pezzo: esempio di imprenditoria sana ed italiana”. Addirittura c’è chi scrive: “Conosco personalmente il commendatore Bernardo Caprotti e non mi meraviglia affatto questa sua decisione del tutto coerente con la personalità di grande uomo e illuminato imprenditore. Complimenti”.
Sono alcuni dei commenti apparsi su twitter e facebook non appena si è diffusa l’immagine di una presunta locandina di Esselunga che annunciava una svolta quasi epocale: chiusi la domenica e le festività. In effetti, mentre oramai prende sempre più piede la formula dell’apertura 24 ore su 24 e 7 giorni su 7 (vedi Carrefour) nella grande distribuzione organizzata (e non senza polemiche), la decisione che le insegne di Caprotti andassero in direzione diametralmente opposta sarebbe stata una notizia certamente clamorosa. Ma, come prevedibile, era una bufala.
Il messaggio della locandina, oltre a contenere un errore abbastanza evidente, voluto o meno che fosse dall’autore dello scherzo – “Essulunga” al posto di “Esselunga” – giustificava la decisione, decisamente controcorrente, “per migliorare la qualità della vita dei propri dipendenti”. E invitava, quindi, la clientela ad approfittare della domenica per “riscoprire i valori della famiglia”. Tutti i principali quotidiani, qualche ora dopo, fatte le dovute verifiche – che in questo caso non sono state così difficili da effettuare – sui rispettivi siti internet hanno “smascherato” la bufala. Scherzo di un dipendente? Può essere. È facile immaginare la risata di Caprotti una volta venuto a conoscenza del tutto.