“Ordino il divieto sul territorio comunale che cade all’interno del bacino imbrifero del lago di Bolsena, di realizzare impianti di noccioleti intensivi, per evitare un elevato consumo di acqua, di fitofarmaci, di antiparassitari, di insetticidi, di diserbanti e di concimi necessari alla coltivazione degli stessi”. E’ questo quanto si legge nell’ordinanza emanata alla fine della scorsa settimana da Paolo Equitani, sindaco di Bolsena.
L’obiettivo dell’amministrazione comunale di questa cittadina in provincia di Viterbo è la tutela dell’ecosistema del lago di Bolsena. La corilicoltura intensiva, secondo il primo cittadino, “potrebbe determinare il degrado globale e irreversibile dell’ecosistema terrestre e acquatico con distruzione dell’habitat e della biodiversità con gravissime ricadute sulla salute pubblica”.
“Ai trasgressori – si legge ancora in questa ordinanza, esattamente la numero 18– sarà applicato quanto previsto dall’ articolo 38 della legge regionale n.29 /97 che prevede sanzioni, il ripristino dei luoghi e il risarcimento dei danni ambientali causati”.
Attesi già in questi giorni sono provvedimenti analoghi a firma dei sindaci di Capodimonte, Gradoli, Grotte di Castro, Marta, Montefiascone e Valentano, nonostante dall’altra parte si invochino limiti giuridici per queste ordinanze. L’intenzione degli amministratori locali, tuttavia, è quella di fare intervenire al più presto la Regione Lazio, per prendere una posizione in merito.
Voce “fuori dal coro” è quella del primo cittadino di San Lorenzo Nuovo, Massimo Bambini, il quale ha manifestato dubbi e perplessità su ordinanze di questo tipo, suggerendo in alternativa l’adozione di un disciplinare “sul corretto utilizzo di fitofarmaci, antiparassitari, diserbanti, sullo sfruttamento controllato delle falde acquifere, su meccanismi incentivanti a una produzione biologica”.