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“Nocciole, una grande opportunità per la Tuscia”

Nocciola

Le nocciole sono il prodotto giusto su cui investire per lo sviluppo del territorio della Tuscia. Ad esserne convinto è lo stesso Alberto Frau, direttore di Coldiretti Viterbo, il quale ha commentato in questi giorni il primo giro di confronti avviato con alcuni imprenditori di riferimento del settore, anche per fare il punto sullo stato di attuazione del piano operativo sottoscritto tra Regione Lazio, Ismea e Ferrero per potenziare la corilicoltura viterbese.

“La qualità delle nocciole dei Cimini e della Tuscia – ha detto Frau – è la migliore garanzia di futuro per una filiera che incide fortemente sul Pil provinciale. Non saranno i prezzi più o meno favorevoli di una stagione a condizionare o pregiudicare una traiettoria di sviluppo che guarda lontano”.

Lo stesso direttore di Coldiretti Viterbo ha aggiunto: “Il mercato delle nocciole è in forte ascesa, sostenuto da una domanda interna ed estera in continua crescita. Un trend, ci dicono recenti proiezioni, destinato a consolidarsi nel medio e lungo periodo. Investire in questa filiera è scelta vincente. Oggi, diversamente da ieri, ogni nuova impresa non nasce più da valutazioni meramente empiriche, ma da una progettualità corroborata da previsioni scientifiche e sostenuta da una fase preliminare di studio che, se non lo azzera, riconduce al minimo ogni pur residuale rischio di insuccesso. Come se non bastasse a fine mese si apre, con la pubblicazione dei bandi, la nuova stagione dei fondi europei del Piano di sviluppo rurale, dal quale dovremo attingere ogni risorsa utile a favorire i nuovi insediamenti e finanziare i progetti di ammodernamento e innovazione delle imprese già attive nella filiera. Mantenere alto lo standard qualitativo delle nostre nocciole, richieste per le produzioni dolciarie di alta gamma – ha concluso Frau – significa metterci al riparo dalla concorrenza estera e di non arretrare nemmeno davanti allo spauracchio monopolista della Turchia, oggi peraltro in difficoltà, anche in termini di quantità della produzione complessiva, a causa degli effetti di ripetute gelate”.

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