“Con questo patto e con le risorse a disposizione dobbiamo rilanciare le nostre esportazioni. Noi ci crediamo. Siamo l’Italia e oggi abbiamo uno strumento più forte per mandare un messaggio chiaro al mondo: l’Italia fa bene”. Così la ministra delle Politiche agricole alimentari e forestali, Teresa Bellanova, intervenendo questa mattina alla Farnesina in occasione della cerimonia per la firma del Patto per l’export.
“Sottoscrivo questo patto di impegno per l’export con molta convinzione“, ha esordito Bellanova, sottolineando: “Fin dalle prime ore dello scoppio della pandemia ho ribadito come fosse necessario tutelare la nostra reputazione e tornare poi a promuovere la qualità, la sicurezza, l’affidabilità del made in Italy. Valori che nel settore agroalimentare sono la pratica quotidiana di migliaia e migliaia di imprese”.
“La Pandemia – ha rimarcato la ministra – ha cambiato le nostre vite ma sono convinta che i nostri fondamentali, la nostra attrattività, la capacità delle nostre imprese ci rendano capaci di fronteggiare il nuovo scenario“.
“Nella Cabina di regia, nei gruppi di lavoro e con l’Ice daremo il nostro contributo di idee e di proposte“, ha aggiunto la ministra, evidenziando l’importanza delle esportazioni per la filiera agroalimentare italiana che nel 2019 ha toccato il record storico di oltre 44 miliardi di euro, e come l’urgenza di intervenire sul canale Horeca, in forte sofferenza a livello globale sia “una sfida che dobbiamo sapere cogliere e dove si gioca una parte cruciale dei futuro di molti nostri territori”.
Proprio per questo, Bellanova ha voluto rimarcare un obiettivo indicato da tempo: investire di più e meglio nei rapporti internazionali, anche “dotando le nostre Ambasciate di personale specializzato nel settore agroalimentare”.
“Noi – ha affermato la ministra – crediamo nella possibilità di confrontarci col mondo, opponendo alla logica dei dazi e delle barriere, la logica della collaborazione e della competizione regolamentata. Le scelte di alcuni Paesi a partire dagli Stati Uniti sono state penalizzanti, così come sono state insopportabili certe richieste di certificazione rispetto al virus”.
Per concludere: “Abbiamo una storia e una tradizione che parlano da sole e che è nostro compito proiettare nel futuro. Per questo abbiamo fortemente voluto che nel Patto ci fosse un richiamo alla lotta al falso e all’Italian sounding, piaghe che sono un vero e proprio furto di identità e che solo per l’agroalimentare pesano per 100 miliardi di euro. Su questo dovremo fare campagne di comunicazione mirate che facciano capire ai cittadini stranieri che quando comprano un falso Parmigiano o olio o vino, sono allo stesso tempo vittime e complici di una truffa. La pandemia ci ha messo davanti a cambiamenti radicali. Sono convinta che i nostri fondamentali, la nostra attrattività, la capacità delle nostre imprese ci rendano capaci di fronteggiare il nuovo scenario. Siamo l’Italia e con questo Patto abbiamo uno strumento più forte per mandare un messaggio al mondo: l’Italia fa bene“.
Coldiretti, bene patto export per centralità agroalimentare
“Abbiamo sottoscritto con grande soddisfazione il patto per l’export che valorizza il ruolo di traino svolto dal settore agroalimentare con una grande sinergia del sistema Paese coinvolgendo tutti gli attori fondamentali come Cassa depositi e prestiti, Ice, Sace e Simest”, ha detto il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, alla cerimonia di presentazione.
“Si tratta di un impegno collettivo per risollevare le esportazioni made in Italy dopo il crollo iniziato per l’effetto della pizza corona con la parodia francese sul prodotto simbolo dell’Italia contaminato da Covid-19. Uno sgambetto – precisa la Coldiretti – che ha alimentato la disinformazione, strumentalizzazione e concorrenza sleale anche di Paesi alleati, con la assurda richiesta di certificati virus free sulle merci. Una pretesa svanita non appena la pandemia si è propagata in tutto il pianeta con la chiusura delle frontiere e le misure per contenimento che hanno determinato il brusco freno al commercio a livello globale”.
Cia, con patto export rilancio del cibo passa dal digitale
“Abbiamo aderito con convinzione al piano lanciato dal ministro Di Maio – afferma il vicepresidente nazionale Cia, Mauro Di Zio – Mai come ora è necessario tutelare e promuovere il valore del nostro export a livello internazionale, partendo proprio dall’agroalimentare, che nell’ultimo anno ha registrato l’ennesimo record sfiorando quota 45 miliardi di euro”. Quanto ai contenuti del patto, per Cia è indispensabile operare in modo unitario, in primis per superare la frammentazione del sistema di promozione internazionale italiano, con il coordinamento delle attività tra livello centrale e livello territoriale (Regioni, Camere di commercio, enti di promozione), affinché vi sia un’azione coordinata, univoca e integrata a livello internazionale. Bene, poi, la spinta verso l’utilizzo sempre maggiore delle tecnologie digitali, ma questo richiede il superamento del digital divide con le aree interne del Paese, affinché vi sia la disponibilità di una reale dotazione infrastrutturale anche nelle aree rurali, elemento cruciale della competitività delle aziende agricole a livello globale.
Confagri, patto export è manna per l’agroalimentare
“Iniziativa tempestiva e utile anche per il rilancio delle esportazioni agroalimentari italiane dopo l’emergenza sanitaria”. Commenta così il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, il patto per l’export presentato ieri dal ministro Luigi Di Maio. In particolare, Confagri plaude l’inserimento di sei esperti agricoli nella rete diplomatico-consolare, che potranno ottimizzare il lavoro delle Ambasciate nella rimozione di barriere non tariffarie e nella promozione delle eccellenze della filiera agroalimentare; una richiesta che l’Organizzazione aveva da tempo caldeggiato per colmare una lacuna dell’Italia rispetto ad altri Stati.
Per Confagricoltura, con la ripresa la concorrenza sui mercati sarà ancora più agguerrita; per questo è importante farsi trovare pronti, con un piano teso a valorizzare l’eccellenza delle nostre produzioni. La crescita delle esportazioni di settore avvantaggia anche l’agricoltura, considerando che oltre il 70% dei nostri prodotti è destinato alla trasformazione.
Copagri, con patto export sale fiducia in fase 3
“Il patto per l’export ci dà modo di guardare alla fase post-coronavirus come un’opportunità di crescita, di consolidamento e di sviluppo del Paese”. Lo ha sottolineato il presidente della Copagri, Franco Verrascina, nel precisare che nel testo si comincia a comprendere la strategicità del comparto primario, che nella pandemia ha continuato a lavorare con grande senso di responsabilità. Tra i vari interventi, secondo il presidente, “molto promettenti sono le azioni individuate per contribuire a conquistare nuovi mercati che mirano anche a difendere e promuovere quelli storici; in questa ottica guardiamo con favore alla creazione di un unico portale pubblico di accesso ai servizi per l’export, con un utilizzo personalizzato per settori e mercati prioritari e all’inserimento di sei esperti di agricoltura nella rete diplomatico-consolare italiana, con il compito di ottimizzare il lavoro delle Ambasciate nella promozione del Made in Italy nel mondo”.