Post pandemia nulla sarà più come prima, è prevedibile. E infatti, stando alle rilevazioni di uno studio Nilsen, i consumatori asiatici cambieranno le proprie abitudini alimentari. Partendo da una: consumeranno più pasti nell’ambiente domestico. Lo studio, prendendo in esame 11 mercati asiatici, ha rilevato anche altre tendenze: il desiderio di consumare cibo sano, l’opportunità di ricorrere alle consegne di cibo a domicilio o, comunque, all’omnicanalità. Le ricadute sul canale Horeca, sulla gdo e sul retail sono evidenti: per soddisfare le mutate esigenze dei consumatori, occorrerà ripensare il modello di business.
Prima di entrare nel merito dei numeri e dei risultati dello studio Nilsen, va fatta una precisazione: tra tutti i consumatori intervistati, solo quelli giapponesi affermano di non essere propensi a cambiare le proprie abitudini alimentari. Ma, è cronaca oramai nota, il Giappone sta vivendo la pandemia in maniera sui generis rispetto al resto del mondo.
Casa dolce casa
Chi lo avrebbe mai detto? Secondo quanto emerso dalla ricerca, tra gli effetti collaterali del coronavirus, vi è il desiderio di trascorrere più tempo nelle proprie abitazioni. Nonostante la lunga permanenza forzata, i consumatori asiatici non hanno voglia di uscire a pranzo o a cena ma, al contrario, intendono rivalutare il consumo dei pasti a casa, incrementandolo. Dallo studio di Nielsen emergono infatti questi dati: l’86% del campione intervistato nella Cina continentale, finita l’emergenza, mangerà più spesso tra le mura domestiche. Lo stesso faranno in altri mercati asiatici: il 77% dei consumatori di Hong Kong, così come il 62% dei cittadini della Corea del Sud, della Malesia e del Vietnam. Ma come si procureranno il cibo? Non prenderanno d’assalto i supermercati, ma privilegeranno, grazie anche alla possibilità di essere sempre più connessi, la possibilità di ricevere il cibo direttamente al proprio indirizzo: cresce la domanda di cibo da asporto e la domanda di consegne di cibo a domicilio, una tendenza particolarmente forte a Hong Kong, in Corea del Sud e in Tailandia. “Non c’è dubbio – si legge nel report – che i consumatori si siano spostati da uno “stile di vita on the go” a “uno stile di vita casalingo”, ritenuto più sicuro”.
Salute e tecnologia, i driver dei consumi alimentari
Dunque, per lo meno in Asia, sta emergendo una mentalità “homebody”, casalinga. In questo scenario, sempre secondo lo studio Nilsen, sono due i fattori che influenzeranno sempre più la spesa e le abitudini di acquisto dei consumatori: la salute e la tecnologia. Nella Cina continentale, infatti, il 70% degli intervistati ha acquistato durante la quarantena beni di prima necessità e prodotti freschi più di due volte a settimana e, da quanto dichiarato, continuerà a farlo anche ad emergenza conclusa. Inoltre, la quarantena ha ulteriormente potenziato le abitudini di acquisto online dei consumatori, tanto che l’89% dei consumatori dichiara di essere più disposto ad acquistare online prodotti di prima necessità e prodotti freschi, anche una volta che sarà terminata la pandemia. Inoltre, l’80% ha dichiarato che presterà maggiore attenzione a un’alimentazione sana, anche dopo la fine dell’emergenza coronavirus.
“Con l’avvento del 5G, della realtà aumentata, dell’intelligenza artificiale – riporta lo studio – produttori, rivenditori, ristoranti dovranno abbracciare il cambiamento ed esplorare nuove strategie di business”. Come? Aumentando l’assortimento e l’offerta di healthy food, incrementando gli standard di qualità e igiene. Si dovrà inoltre approfondire il canale online, migliorare i servizi, accelerare l’integrazione multicanale.
Indietro non si torna
Quando i consumatori asiatici torneranno alla normalità? Secondo Nielsen, la risposta potrebbe essere mai: “Il pensiero e le azioni dei consumatori sono stati ri-orientati e ciò avrà conseguenze a lungo termine. Non solo i consumatori rivaluteranno il luogo in cui mangiano, ma saranno anche molto più consapevoli di ciò che stanno mangiando”.
Le tendenze registrate in Asia si riscontreranno anche in Occidente, in particolare in Europa e in Italia? Troppo presto per dirlo, forse. Ma è probabile che anche nel resto del mondo nulla sarà più come prima.