Su Italian Berry, il blog di Ncx Drahorad per i professionisti di piccoli frutti, Thomas Drahorad fa una interessante analisi dell’effetto coronavirus sulle vendite di berries negli States. Ancora più interessante se messo a confronto con la crisi conclamata delle fragole italiane.
Vediamo nel dettaglio. Nella settimana che si è conclusa il 15 marzo (numero 11), le vendite totali di prodotti ortofrutticoli sono aumentate di oltre un terzo rispetto allo stesso periodo del 2019. La frutta ha registrato il 27% in più, che si traduce in 150,2 milioni di dollari di fatturato. Le verdure sono addirittura aumentate del 41% sullo stesso periodo 2019 e hanno aggiunto 242,2 milioni di dollari.
Proprio la categoria dei berries ha generato più di un quinto dell’intero fatturato del reparto ortofrutta. In particolare, le vendite dei piccoli frutti sono aumentate a valore di quasi il 32% nella settimana 11 rispetto alla stessa settimana del 2019, raggiungendo in soli sette giorni il fatturato di 155 milioni di dollari, superiore a quello delle mele e più che doppio rispetto a quello delle banane. Il fatturato era già aumentato del 10% nella settimana precedente e del 5% nella settimana del primo marzo, sempre in confronto agli stessi periodi dell’anno scorso.
L’altra frutta fresca
Se lo stoccaggio casalingo ha contribuito in maniera importante sull’incremento delle vendite, la cucina e gli spuntini a casa sono diventati molto più diffusi. La settimana 11 negli Stati Uniti è stata caratterizzata dall’ulteriore chiusura di scuole, uffici e ristoranti.
L’impennata delle vendite di mele e delle arance è senza dubbio legata al desiderio di mangiare snack salutari per rafforzare il sistema immunitario. Nello specifico le mele hanno generato più del 15% di tutte le vendite di frutta e sono cresciute del 36,9%; le arance hanno generato più del 5% delle vendite di frutta e sono aumentate del 60,9%.