Con 24 ettari di produzione, l’azienda agricola Piano Conti di Scicli, in provincia di Ragusa, è uno dei principali produttori italiani di pomodoro. Grazie a moderne tecnologie di coltivazione, l’azienda è riuscita quest’anno a mantenere un livello di produzione in linea con le aspettative anche se ridimensionato rispetto agli anni scorsi a causa del caldo anomalo che ha caratterizzato l’estate.
«Quest’anno ci attesteremo su 4 milioni di euro di fatturato come produzione – spiega il titolare, Bartolomeo Galanti – rispetto all’estate scorsa c’è meno prodotto e non si è verificato un incremento proporzionale dei prezzi oltre al fatto che dobbiamo stare attenti alla concorrenza sempre più agguerrita. Ormai tutti in questo periodo sono attrezzati per essere in produzione, dal Nord Italia all’Olanda e Spagna».
L’azienda produce le quattro principali tipologie di pomodoro – cuore di bue, ciliegino, pixel e ramato – e da cinque anni coltiva anche il datterino giallo della varietà Dolly. «Ci troviamo bene, è una varietà che ha un grado Brix elevato, ma è ancora una nicchia rispetto al consumo delle altre tipologie nonostante cresca ogni anno: il cliente deve maturare la concezione di dover pagare un prezzo maggiore per il prodotto e sappiamo che il prezzo è un fattore determinante».
Grazie alla collaborazione con case sementiere come Isi Sementi, Piano Conti riesce ad avere una gamma completa di prodotti tutto l’anno. «Riusciamo ad avere un cuore di bue, un mini plum o il pixel tutto l’anno con caratteristiche inalterate – spiega Galanti –, inoltre da alcuni anni abbiamo adottato accorgimenti nelle nostre strutture, come l’impianto antigelo per le temperature vicine allo zero tra dicembre e gennaio, mentre in estate abbiamo l’impianto di umidificazione e una rete che ci consente di contrastare il clima caldo e avere quindi quantitativi sia produttivi che qualitativi di alto livello anche nel periodo più difficile».
Il 90% della produzione è destinata alla grande distribuzione del mercato italiano. «Crediamo molto nel mercato italiano, la produzione siciliana non riesce a soddisfare il mercato interno quindi cerchiamo di rimanere in Italia, dove siamo più competitivi rispetto all’Europa a causa dei costi e tempi di trasporto».