Tratta i clienti “con i guanti”, scherza con i bambini, chiacchiera con le signore e si ricorda di chiedere notizie di cugini, zie e parenti. Insomma, non gli manca certo, parrebbe, savoir-faire. Prezzi? Competitivi: uva, mele e patate a un euro al chilo, pomodori San Marzano a 0,80. Si chiama Omar, arrivato dall’Egitto nel 1992, ha quattro negozi di frutta e verdura di successo a Brescia e non sente la crisi. Anzi. Mimmo, invece, sempre egiziano, tre negozi di ortofrutta, aperti anche la domenica fino a tardi, ha la fila fuori: ananas a un euro al chilo, così come le fragole o l’anguria, disponibile anche a gennaio. Scende dal suo Suv, sfoggia occhiali all’ultima moda e non ha certo remore nell’affermare: “Faccio soldi”.
È la fotografia del successo che, in un articolo dedicato al boom di negozi di ortofrutta gestiti da stranieri, ne fa il Corriere di Brescia. E i locali? Ne sono rimasti pochi, se non pochissimi: sono più cari, non sono aperti la domenica, ma puntano sull’altissima qualità o le ceste richieste per ricevimenti e cene di gala.
Insomma, è il ritratto di un cambiamento in atto già da qualche anno, e non solo a Brescia: qualche settimana fa ne aveva parlato anche Myfruit commentando, in un articolo di Rolando Drahorad, dal titolo “Il fruttivendolo che va in pensione”, il profondo cambiamento in atto all’interno di una professione da una parte in crisi, dall’altra certamente in trasformazione, ma sempre meno ambita dagli italiani.
Fonte foto: Corriere di Brescia