Lo scorso sabato 14 settembre Todis ha festeggiato a Roma, con la convention “Todis, venti anni di successi”, un importante anniversario. Sono infatti passati esattamente due decenni da quando, nel 1999, l’insegna del discount TopDì, appartenente al marchio Conad, si trasformò nell’insegna Todis. In questi venti anni molto è stato fatto e molto si farà ancora. Al momento i numeri dicono che sono 242 i punti vendita aperti – 246 entro la fine di settembre – per un fatturato complessivo per il 2019 pari a 790 milioni di Euro e che sono circa 3mila le referenze, tra food e no food attualmente vendute. La produttività al metro quadro è pari a 6mila Euro, contro una media di mercato di 5mila e 400 euro, mentre è di 500 metri quadri la grandezza media dei punti vendita Todis, contro gli 800 di media. Ma andiamo con ordine dando uno sguardo al passato, al presente e, soprattutto, al futuro di Todis.
Il passato. Da TopDì a Todis
«Venticinque anni fa, con l’insegna TopDì – ha esordito Gianni Capobianco, Presidente di IGES – abbiamo scommesso sul discount, una bomba distributiva proveniente dal Nord Europa che ha sconvolto il mercato della distribuzione». Capobianco ha dunque ripercorso i punti salienti di un progetto che ha da sempre messo al centro l’imprenditore-socio, ricordando le caratteristiche distintive dei primi negozi: poche referenze, locali poco curati, ortofrutta di prima gamma confezionata. Ma il discount di Conad, trasformato nel 1999 nell’insegna Todis, nel tempo si evolve: arriva il banco del pane, seguono i freschissimi e la gastronomia servita, sempre mantenendo ben chiaro il concetto del miglior rapporto qualità-prezzo del prodotto. Nel 2002 nei punti vendita Todis arriva anche il bio.
Il presente. Oltre la logica del discount
Il presente vede Todis smarcata dal concetto di discount tout court: «La nostra quota è pari al 4% – ha commentato Capobianco – dovevamo differenziarci». Negli ultimi anni l’insegna è cresciuta del 33%, dato in netta controtendenza rispetto al mercato, che cresce solo dell’11%. I freschi sono diventati il vero drive: la loro incidenza sul sell out è pari al 42%. Oltre ai numeri, c’è anche la sostanza. Todis sta portando avanti una serie di progetti che la vedono impegnata nel sociale, come per esempio Todis4Children. Con questo progetto – che ha già raccolto 100mila euro solo nel corso del 2019 – i clienti che acquistano prodotti nel reparto ortofrutta dei punti vendita di Todis sostengono l’Ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma. A questo progetto se ne affianca un altro con la Comunità di Sant’Egidio: “La spesa per tutti” è infatti un’iniziativa creata da Todis, Comunità di Sant’Egidio e Chef Rubio che fa sì che i clienti che fanno la spesa presso i punti vendita dell’insegna possono decidere di donare parte della spesa per sfamare i più bisognosi. Un progetto in cui crede e partecipa anche Dino Impagliazzo, l’89enne “chef dei poveri” che ogni giorno prepara pasti per centinaia di senzatetto grazie, anche, alle eccedenze alimentari in scadenza che gli vengano donate da Todis.
Il futuro. La centralità del fresco, ma non solo
“Si vis pacem, para bellum”, se vogliamo godere della pace, bisogna fare la guerra. È questo il concetto ispiratore che secondo Massimo Lucentini, classe 1975 e attuale direttore generale di Todis, guiderà il futuro di Todis. «Quando nel 2016 ho assunto l’incarico – ha esordito il manager – forse non ero pronto, ma avevo una visione: Todis doveva trasformarsi in un’alternativa sia al discount, sia al supermercato. Non potevamo essere i follower dei leader: occorreva cambiare per essere i migliori».
In particolare saranno quattro i concetti chiave che traghetteranno Todis nel futuro. Il punto vendita: sarà sempre più curato e a misura del cliente. La prossimità: l’obiettivo per il futuro è essere presenti in tutte le regioni italiane, non solo nelle 11 attuali. I freschi, ossia l’elemento che differenzia Todis dai discount leader del mercato, e la marca del distributore, che deve continuare a crescere. Ma a guidare il futuro saranno anche altri tre elementi: la relazione con il cliente, la formazione e la capacità di ascolto. Quanto a quest’ultimo punto, Lucentini ha chiosato: «Un collaboratore scontento non farà mai felice un cliente. E un cliente che non è felice, non è un cliente fedele».
Per la cronaca, sulla questione dell’acquisizione di Auchan da parte di Conad , l’AD Francesco Pugliese ha chiuso la questione puntualizzando che dal primo di agosto tutta Auchan Italia è di proprietà di Conad. «Desideravamo crescere – ha spiegato Pugliese – e oggi siamo il più grande gruppo associativo italiano. Se non fosse arrivato Auchan, avremmo trattato con qualcun altro».