Dolcissima, con una buccia vellutata e acini dorati da farli sembrare trasparenti. E’ l’uva Chasselas, un antico vitigno originario del sud del Libano che i Fenici diffusero in Spagna, Francia e Italia. Fino alla metà del secolo scorso quest’uva era coltivata sui colli bolognesi, poi le esigenze quantitative della moderna distribuzione la fecero quasi sparire, nonostante le sue riconosciute qualità. Ma oggi si sta pensando di recuperare questa cultivar proprio sugli stessi colli bolognesi e farle ottenere il presidio Slow Food. Di questo progetto se ne è parlato in un convegno che si è svolto nei giorni scorsi alla Rocca dei Bentivoglio di Bazzano (BO). Per realizzarlo i produttori fanno appello alle istituzioni locali, affinché si impegnino a reperire dei fondi per sostenere l’avvio della produzione, oggi non redditizia, anche perché servono 4 o 5 anni prima di ottenere grappoli perfetti. “Riportare sulle tavole degli italiani l’uva Chasselas sarebbe prima di tutto un’operazione dall’elevato valore culturale – ha sottolineato il presidente di Slow Food Emilia-Romagna Antonio Cherchi – ma per farlo serve la voglia di scommettere dei produttori e l’impegno delle amministrazioni locali”.
L’uva Chasselas punta al presidio Slow Food
Per realizzare il progetto i produttori chiedono aiuto alle istituzioni
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