I sacchetti biodegradabili a pagamento del reparto ortofrutta ora sarà possibile portarseli da casa. A stabilirlo è il Consiglio di Stato (vedi qui) che si è espresso in merito al parere richiesto dal Ministero della Salute.
L’inizio del nuovo anno, come ricordano un po’ tutti, operatori della grande distribuzione in primis, era stato catalizzato delle numerose polemiche sorte dopo l’introduzione dei sacchetti biodegradabili a pagamento nei reparti ortofrutta dei supermercati con l’entrata in vigore della legge 123 del 3 agosto 2017. Per giorni, l’argomento ha suscitato un vespaio di polemiche e occupato le pagine di molti quotidiani nazionali, nonché riempito migliaia di post sui social.
Ora, però, secondo quanto si legge nel parere 859 del 29 marzo 2018 del Consiglio di Stato il sacchetto in questione, poiché “compravenduto” è considerato “un bene avente un valore autonomo ed indipendente da quello della merce che è destinata a contenere”. Quindi, anche i sacchetti possono essere acquistati altrove e poi essere utilizzati all’interno del reparto ortofrutta. Ovviamente ad una condizione: che “rispondano ai criteri previsti dalla normativa sui materiali destinati a venire a contatto con gli alimenti” afferma il Consiglio di Stato e che non siano stati “utilizzati in precedenza”.
Ma, chi controlla? L’esercizio commerciale, sia esso un supermercato o un piccolo fruttivendolo, “la cui inosservanza può essere fonte anche di responsabilità penale”. Tutto chiaro, anche se proprio ques’ultimo tassello, non certo secondario, non sarà facile da far rispettare e soprattutto controllare, certamente darà più di qualche grattacapo alla grande distribuzione nella sua gestione. Nelle ore di punta, nel fine settimana, in concomitanza con le festività, quando le corsie dei supermercati diventano luoghi frenetici sia nei reparti che alle casse, chi e come controllerà che tutti i consumatori non stiano utilizzando sacchetti non a norma o non usati già in precedenza?
Infine, considerando che la norma è stata introdotta anche per incentivare l’utilizzo di meteriali meno inquinanti rispetto alla plastica, ben vengano anche i sacchetti di carta, anch’essi ovviamente a norma per contenere alimenti. E ancora, afferma il Consiglio di Stato, non è neanche escluso che per alcune tipologie non sia neanche necessario “uno specifico contenitore”.