Bersaglio prediletto di precipitazioni e calamità bibliche, l’India è alle prese con l’ennesima crisi, stavolta alimentare. La cipolla, ortaggio base di una sapida tradizione culinaria fatta di dal, dosa e idli, ha iniziato infatti a scarseggiare a causa delle piogge fuori stagione che lo scorso novembre hanno distrutto i raccolti nel “triangolo d’oro” delle cipolle, che da solo copre un terzo del fabbisogno nazionale. Una crisi dagli echi postbellici, che da un lato costringe milioni di famiglie a razionare il prezioso bulbo, giunto ormai a prezzi stellari (fino alle 100 rupie al kg, circa 2 euro), dall’altro rinfocola lo storico antagonismo con il Pakistan, dal quale il governo di Nuova Delhi si ritrova costretto ad acquistare senza dazio le tonnellate di cipolle necessarie. Un danno d’immagine oltre che alle risorse agroalimentari del paese, che dimostra ancora una volta (un’analoga crisi della cipolla si verificò nel 1998) come il governo indiano non sia in grado di gestire il fabbisogno alimentare di 1 miliardo e 200mila persone, avendo ignorato gli avvertimenti degli agronomi ed evitato di prendere in anticipo i provvedimenti necessari a contrastare l’impennata dei prezzi.
India’s Most Wanted? La cipolla!
Un paese in lacrime a causa del bianco bulbo
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