L’indicazione geografica protetta è arrivata lo scorso novembre, ma la presentazione ufficiale dell’Anguria Reggiana Igp (qui il disciplinare), con il contestuale inizio della campagna di commercializzazione, è andato in scena lo scorso 10 giugno a Palazzo Allende a Reggio Emilia (vedi qui).
Un processo, come spesso capita in questi casi, lungo quello che ha portato alla nascita del 44° prodotto certificato dell’Emilia-Romagna e che tra i vari protagonisti ha visto certamente la presenza dell’APAR, l’associazione dei produttori dell’anguria reggiana, presieduta da Ivan Bartoli.
«La campagna è iniziata in modo certamente positivo» spiega a myfruit il presidente a poco meno di un mese dalla partenza di quella che verrà ricordata come la prima estate in commercio per la “nuova” anguria reggiana certificata. «L’annata è perfetta sino ad ora, fa caldo e quindi siamo partiti col piede giusto. Molti di noi hanno cominciato a marchiare con l’Igp da poco comunque». Il motivo? «La primavera non è stata delle migliori con il freddo di aprile e quindi abbiamo perso un po’ di prodotto, soprattutto le tipologie precocissime».
Quest’anno si parte con 63 ettari e un potenziale produttivo di 32mila quintali. «Saranno all’incirca 15mila i quintali che quest’anno riusciremo a vendere con il marchio Igp» continua Bartoli. Ma l’obiettivo è quello di aumentare immediatamente ettari e quantità già dalla prossima campagna. «63 ettari sono pochi già adesso poiché, per fortuna, abbiamo una domanda che supera l’offerta. Quindi il prossimo anno raddoppieremo gli ettari per cercare di avere una quantità a disposizione che ci consenta di fare anche più promozione nei punti vendita. E tra due anni dobbiamo ulteriormente raddoppiare arrivando a 240 ettari».
La campagna di commercializzazione dovrebbe concludersi intorno al 10 settembre. «Almeno per quest’anno, poi forse dal prossimo anno arriveremo anche oltre. anche se settembre è un mese pericoloso per l’anguria a causa del clima».
E a proposito di punti vendita e canali distributivi, il prodotto già da quest’anno viene venduto sia attraverso al Gdo – «Qui in zona almeno come primo anno abbiamo instaurato rapporti con Conad, Coop e con Sigma (Gruppo Realco) – e nei mercati ortofrutticoli principali del Nord Italia, come quelli di Milano, Bologna e Verona.
Ma l’Igp riuscirà a togliere un prodotto come l’anguria dalla giungla delle promozioni sottocosto, un classico che sin dall’inizio della commercializzazione caratterizza le vendite dell’anguria? «È quello che ci auguriamo – conclude Bartoli – speriamo di avere una marcia in più con la certificazione. L’anguria è spesso maltrattata con i prezzi e in teoria l’Igp ci dovrebbe permettere di bypassare questo problema poiché c’è un paletto in più. Lo vedremo quando caleranno i prezzi tra un po’: ci auguriamo che la certificazione ci dia almeno 10 centesimi in più del mercato»