È stata una delle aree che ha destato più interesse durante l’edizione 2016 di Macfrut. 400 metri quadrati di coltivazioni outdoor e indor e due serre di 200 mq, il tutto dedicato alla cosiddetta agricoltura di precisione nell’area denominata Macfrut Dinamico, curata da Agritechno, società del Gruppo T18.
E i droni, naturalmente, hanno rappresentato quasi un’attrazione per i visitatori, immediatamente incuriositi appena iniziava una dimostrazione.
A cosa servono? Dalla raccolta dei dati termici multispettrali, per seguire le coltivazioni dalla nascita e durante la crescita per individuare patologie in fase precoce nelle coltivazioni o focolai iniziali di infestazioni al loro utilizzo per la lotta integrata contro i parassiti, spargendo, ad esempio, sui campi di mais capsule di cellulosa che contengono le uova di trichogramma brassicae, antagonista della piralide del mais.
Ma se un agricoltore vuole cominciare ad utilizzare un drone per sfruttare tutti questi utilizzi deve prendere un brevetto di pilotaggio o addirittura comprarne uno?
«No, il nostro modello di business si basa sul servizio e non sulla vendita di macchine»
ci spiega Davide Cuttini, amministratore delegato di Adron Technology, azienda leader nella visione e nei trattamenti in agricoltura per mezzo dell’utilizzo di droni (o meglio APR, vale a dire aeromobili a pilotaggio remoto), partner di Agritechno in questo progetto.
“Dalla nostra esperienza abbiamo capito che è troppo presto per andare a proporre agli agricoltori l’acquisto di queste macchine, costose, in continua evoluzione e la cui normativa prevede un iter per acquisire il brevetto sia teorico che pratico di volo. Abbiamo un network di nostri piloti e affiliati esterni che coprono e presidiano un territorio, che ad oggi è il nord Italia, sostanzialmente la Pianura Padana, ma che opera anche all’estero in Francia, nell’Est Europa e in Sud America, zone in cui stiamo lavorando.
Cosa succede una volta che si decide di utilizzare questo servizio?
Il pilota si presenta in campo e ha già, grazie ad un sistema cloud, la pianificazione della missione che deve eseguire. Quindi, rispetto alla dimostrazione che si vede al Macfrut, che è eseguita manualmente (vedi video sopra), ha già una missione preprogrammata. Avvia la missione e in quel momento supervisiona il volo del drone – deve comunque sempre poter intervenire manualmente – che completa la sua missione con un volo semiautomatico.
Come funziona il servizio?
L’agricoltore paga un fee per ettaro. Non compra né la giornata, né l’ora, ma l’ettaro, che è l’unità di misura. L’intervento è assolutamente equiparabile a quello di una macchina agricola di un terzista. Con un vantaggio importantissimo: non c’è calpestio della coltura. Per esempio nel cerealicolo, le macchine che fanno i trattamenti calpestano circa un 4/5% del raccolto e piegano le piante. Ho, quindi, dei vantaggi indubbi con l’utilizzo del drone. Per di più ha impatto zero e va a batterie.
Esistono droni di più tipologie?
Sì. Qui in fiera abbiamo portato un drone che può portare 5 chili di peso, ma possono arrivare ai 10 chili e avere una certa autonomia nel trattamento.
Che interesse avete riscontrato in generale e qui in fiera al Macfrut?
C’è un grosso interesse, anche se comunque la normativa in questo momento non consente di poter sorvolare qualsiasi area. Per esempio non è possibile in prossimità di aeroporti, strade, zone con assembramenti di persone. L’agricoltura, comunque, si presta molto all’utilizzo del drone perché non presenta spesso criticità di questo tipo, quindi si può lavorare. Mentre in ambito civile è diventato quasi proibitivo utilizzarlo se vuoi rispettare le normative. La macchina, d’altronde, al decollo pesa 8 chili e può fare molto male.
L’utilizzo dei droni è potenzialmente applicabile in qualsiasi coltura?
Noi veniamo dal cerealicolo dove la lotta integrata su grandi estensioni con insetti ha un senso e ora ci stiamo specializzando sulle orticole. L’utilizzo del drone per la visione, invece, può risolvere tutta una serie di problematiche perché riusciamo a prevedere in anticipo problemi di stress idrico o di malattie sulle piante in via precoce, cosa che l’occhio umano non è in grado di fare. Con i visori multispettrali e lavorando sulla banda dell’invisibile e del termico riusciamo a carpire molte informazioni della pianta che ci consentono, in seguito, di poter intervenire in una zona precisa della coltura. Potenzialmente, quindi, il drone che fa la diagnosi può essere utilizzato su tutte le colture, anche se ci vuole una certa esperienza che insieme ad Agritechno stiamo condividendo.
Cosa significa?
Il sensore restituisce un dato che da solo non dice molto e se non viene interpretato non serve a nulla. Nel mondo dei droni da molti anni di parla di analisi multispettrale: noi stiamo cercando di dare una risposta. L’agricoltore ha bisogno di un feedback immediato, quindi devo dargli uno strumento utile. È il nostro obiettivo, farlo diventare quasi una commodity, un servizio che deve costare poco e che chiunque può utilizzare per trarne dei vantaggi.
Quali miglioramenti sono previsti?
Se parliamo di visione, l’obiettivo è la raccolta di molte informazioni nel tentativo di arrivare ad una predizione sempre più automatizzata. In questo momento è un lavoro che viene fatto da persone molto esperte di Agritechno che sanno subito fare una prima diagnosi di quello che è lo stato della coltura. Ma l’obiettivo futuro è quello di arrivare, avendo a disposizione moltissime informazioni, a creare sistemi di predizione automatica. Per quanto riguarda i droni che si occupano di distribuzione, invece, continuiamo con la lotta integrata con gli insetti utili in Italia, quindi la ricerca e sviluppo di occupa sempre di più di trovare microrganismi e insetti utili per portarli, con i dovuti accorgimenti, in tutto il campo e non solo in serra. Questa macchina sgancia tre capsule contemporaneamente, ognuna con dentro 2000 insetti, attraverso un sistema pneumatico e riesce a lanciarle anche lateralmente a dieci metri di distanza. In questo modo riesco a coprire un ettaro in 3 minuti. Stiamo attuando alcune sperimentazioni in Sudamerica che ci consentono di lavorare anche con altre tipologie di prodotto.
Avevate mai fatto dimostrazioni di questo tipo in altre fiere?
No, una dimostrazione così è unica nel suo genere perché abbiamo costruito una simulazione di una coltura che nessuno aveva mai fatto. Qui vogliamo dare un messaggio, una piccola simulazione, rappresentando uno spicchio di realtà, non facendo volare il drone nel vuoto di un capannone. E una volta che l’immagine viene trasmessa in streaming si capisce cosa il drone è in grado di vedere, con un’analisi totale e repentina e non a campione.
I prossimi passi?
Faremo degli eventi direttamente presso aziende, in campo. Noi fuggiamo dalle fiere tecniche, privilegiando l’aspetto agricolo.