E’ necessario tornare indietro di dodici anni, fino al 1996, per trovare un tasso d’inflazione al 4,1% su base annua. Se i prezzi salgono, i consumi calano o ristagnano. Si può parlare di stagflazione? La terminologia non cambia il concetto: il volume di spesa degli italiani è in contrazione. E’ l’allarme che lancia la Confederazione Italiana Agricoltori: nel solo comparto agroalimentare s’è registrato, in un anno, un aumento dei prezzi del 6,4%. Conseguenza, si compra meno pane (-2,5%), ma anche meno frutta (-2,6%) e verdura (-0,8%), senza contare i segni negativi su carne bovina, olio e vino. I dati, diffusi dall’Ismea (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare), si riferiscono al primo trimestre del 2008. La ricetta della Cia per tamponare la crisi è improntata al controllo: “Bisogna far presto. E’ necessario promuovere azioni e strumenti per favorire la corretta informazione ai consumatori, con l’indicazione in etichetta del doppio prezzo – all’origine e al consumo – per prodotti particolarmente sensibili. Occorrono poi rapporti più stretti di filiera con validi accordi, come quello sottoscritto tra Cia e Confesercenti. Questo al fine di contribuire alla trasparenza dei processi di formazione dei prezzi dei prodotti alimentari con la istituzione di Osservatori regionali dei prezzi. Infine, bisogna sostenere l’attività di segnalazione svolta dal garante dei prezzi”.
Agroalimentare, è stagflazione?
Mentre i prezzi al consumo salgono, i consumi calano
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