La terra è legata strettamente al cielo per i cambiamenti climatici. Parlano i tanti eventi estremi che quest’anno hanno rovinato produzioni e aziende. L’atmosfera si compromette, ma allo stesso tempo si può salvare, tramite le attività agricole. Lo pensano 7 italiani su 10. Un settore chiave per la lotta al climate change. Si legge nei dati e nell’analisi dell’Osservatorio del mondo agricolo Enpaia-Censis.
Tanti tasselli che compongono il puzzle della sostenibilità
Questo intenso attestato di fiducia espresso dai cittadini è una grossa responsabilità vista l’incidenza del tema sulla nostra vita futura, ma conferma il ruolo primario delle attività agricole nell’affrontare gli effetti del riscaldamento climatico. Così la pensano i cittadini interrogati che ritengono il settore “pienamente impegnato nel promuovere la sostenibilità ambientale“.
Ma oltre la fiducia e quindi la buona reputazione degli agricoltori ci sono tanti fatti che, messi insieme, possono confermare la stima risposta dagli italiani nel mondo agricolo. Premessa: c’è tanto da fare. Ma si moltiplicano, anche prima del Pnrr, i progetti e i programmi che puntano ad un rapporto più sano con la terra e alla cura delle materie prime.
L’ascesa positiva dell’agricoltura di precisione
Un segno dell’impegno ecologico delle aziende agricole è dato dallo alzarsi sempre più intenso dei droni sui campi. A fotografare e indagare il suolo, a fare analisi dall’alto per capire e poi intervenire concretamente nella riduzione dell’uso dei fitofarmaci e dell’acqua. Meno chimica e più risparmio della risorsa idrica grazie all’agricoltura di precisione sempre più diffusa nelle aziende agricole. Per non parlare dei sensori, dei robot, di veicoli con minori emissioni, sono arrivate anche le macchine elettriche a zero emissioni, che rendono meno impattante l’attività dei campi.
La sostenibilità si registra dai campi ai magazzini di lavorazione e tocca tutti i siti della filiera. Il packaging, per esempio, è sempre più frutto di politiche di riuso e riciclo mentre nei mercati e nei punti vendita si vendono prodotti che prima si buttavano e oggi si vendono scontati. Brutti ma buoni e sani. Una rivoluzione contro lo spreco in cammino sempre più visibile e riconosciuta dall’opinione pubblica.
In casa l’80% del cibo è da agricoltura italiana
Agricoltori (sono 834mila) e aziende agricole (690mila) italiane sono promosse in tema di sostenibilità dai giovani (58,8%), dagli adulti (68,5%) e soprattutto dagli anziani (75,1%). Questi i numeri offerti dall’osservatorio: “L’agricoltura italiana è in costante trasformazione produttiva, e come le sue imprese e i suoi addetti hanno attivato meccanismi virtuosi di adattamento ai cambiamenti climatici“. Viste le numerose emergenze climatiche degli ultimi anni c’è stato un forte orientamento a cercare soluzioni contro siccità ed eventi estremi.
La stima che gode il settore arriva anche da un dato: “L’80% dei beni primari consumati dalle famiglie proviene dall’agricoltura italiana“. Si è legati tutti alla terra e si punta sempre più al prodotto locale.
Una produzione che supera oltre 70 miliardi
Non è solo affetto ma una vero capitale sociale ed economico quello agricolo. “L’Italia raggiunge un valore della produzione pari a 71,158 miliardi (circa il 13%) piazzandosi al terzo posto in Europa, preceduta solo da Francia (96,575 miliardi, pari al 18%) e Germania (74,535 miliardi, 13,3%)”.
Una ricchezza che secondo i dati dell’osservatorio permette “un’offerta di cibo sostenibile, sicura, accessibile che trova conferma negli acquisti delle famiglie“. Un forte contributo al nostro Pil: “L’agricoltura genera il 2% del valore aggiunto italiano, è fornitrice decisiva dell’industria agroalimentare e anche del settore alberghi e ristoranti, e sostiene l’attrattività del turismo come un vero e proprio magnete enogastronomico che si fonda sul prodotto agricolo made in Italy”.
Sono parole e numeri di Giorgio Piazza, presidente Fondazione Enpaia, che ha sottolineato la necessità di “meno chimica e più presenza dell’uomo sul territorio, in agricoltura“.