Attenzione conviene imparare la logica dell’intelligenza artificiale per contrattare al meglio con le più grandi catene della Gdo. Questa sembra la tendenza. Almeno negli Stati Uniti, ma si studia anche in Italia, dove il fenomeno è partito da tempo. Ha scelto la Ia un colosso come Walmart per semplificare e ottimizzare il processo di scelta dei fornitori.
Troppi fornitori, spazio all’algoritmo
La celebre rivista Harvard Business Review riferisce il problema di gestione di un gran numero di fornitori, oltre 10mila. Secondo gli esperti: “Non si possono condurre trattative mirate con tutti. Di conseguenza, circa il 20% dei suoi fornitori ha firmato accordi con termini che spesso non vengono negoziati. Non è il modo ottimale per interagire con questi fornitori finali. Ma il costo di assumere più acquirenti umani per negoziare con loro supererebbe qualsiasi valore aggiuntivo”.
Walmart ha risolto con un software basato sull’intelligenza artificiale che include un’interfaccia testuale (o chatbot) che negozia con i fornitori (umani) per conto di Walmart. Molto più complesso ma ricorda l’interfaccia sempre più frequente del consumatore con compagnie di viaggio o multinazionali dei servizi. Il progetto pilota è iniziato con Walmart Canada, si è così affinato il sistema poi diffuso in altri Paesi con prodotto software chiamato Pactum AI.
Il progetto pilota, durato tre mesi, ha coinvolto 89 fornitori, cinque acquirenti e rappresentanti dei dipartimenti finanziari, di tesoreria e legali di Walmart Canada – e Pactum, la società che ha creato la tecnologia. Finora, il chatbot sta negoziando e concludendo accordi con il 68% dei fornitori contattati. Secondo Harvard Business Review la contrattazione non umana ha portato riscontri positivi in entrambe le parti coinvolte. Walmart ha iniziato con beni intermedi e non destinati clienti al dettaglio per ridurre al minimo i rischi per l’azienda.
Lo chatbot può gestire 2mila contrattazioni
Ora il modello si è sviluppato per allargare il perimetro di azione dello chatbot che può eseguire 2mila negoziazioni contemporaneamente. Un lavoro impossibile per una persona umana. Il sistema riesce ad imparare dall’esperienza ed essere sempre più affidabile. Ad oggi il test ha permesso di risparmiare tempo e si è stimato un 3% di risparmio nei costi. Dopo questa esperienza come si legge in un articolo di Repubblica dei giorni scorsi si vuole estendere l’intelligenza artificiale alla contrattazione salariale. Ma in questo caso lo sviluppo sembra arduo come ha ammesso lo stesso Martin Rand, ceo di Pactum. E i sindacati non delegheranno mai la contrattazione ad una macchina. Seppure intelligente.
Possibile e già presente in Italia, invece, l’intelligenza artificiale applicata nei magazzini dove con gli algoritmi si ottimizza la gestione delle scorte e soprattutto si fanno proiezioni sulle vendite attraverso variabili come clima, eventi, festività per identificare la quantità di prodotto necessaria ed evitare così sprechi e perdite.