Per le nuove sfide del mercato, contro le minacce fitosanitarie dietro l’angolo e il cambiamento climatico diventa non più rinviabile puntare sulle produzioni certificate, sull’aggregazione fra imprese e su una rete di sistema, con i diversi attori della filiera e delle istituzioni. Di questo e di altro si è discusso nel corso dell’incontro che si è tenuto ad Avola, dal titolo Lʼimportanza dellʼaggregazione certificata e delle azioni di sistema nel confronto con i mercati, organizzato dal Distretto produttivo agrumi di Sicilia, con il supporto del Consorzio di tutela del Limone di Siracusa Igp, nell’ambito del progetto Dop e Igp, finanziato dall’Assessorato regionale dell’Agricoltura, dello sviluppo rurale e della pesca mediterranea.
L’incontro di Avola è stato patrocinato dal Comune, presente il sindaco Rossana Cannata, la Federazione regionale degli ordini dei dottori agronomi e dottori forestali della Sicilia, quest’ultimo rappresentato da Michele Giglio.
Parola d’ordine aggregazione
“È indubbio che ci siano dei vantaggi nello stare insieme, il Distretto svolge vari ruoli, da quindici anni, tra questi la valorizzazione degli agrumi di qualità Igp, Dop e bio per garantire al consumatore la provenienza dei nostri agrumi, per creare un brand Sicilia, in cui però la partecipazione attiva delle imprese è fondamentale non solo nella fase di produzione ma anche di certificazione e partecipazione alla vita e supporto dei Consorzi di tutela in maniera tale da differenziare le nostre produzioni da quelle delle altri parti del mondo”. ha esordito Federica Argentati, presidente del Distretto.
“Dobbiamo fare i conti con questioni che possono essere affrontate solo stando insieme”, ha proseguito Alessandra Campisi, presidente del Consorzio di tutela del Limone di Siracusa Igp, “a cominciare da malattie già note, come il malsecco”, ha aggiunto Renato Maugeri, presidente Consorzio di tutela del Limone dell’Etna Igp.
Il ruolo della ricerca
“Cento e più anni di presenza del malsecco nei territori – ha spiegato Alessandra Gentile, professore ordinario di Arboricoltura generale e coltivazioni arboree all’Università di Catania – ci ha consentito di accumulare una grande esperienza rispetto al passato e grazie a tecniche di miglioramento genetico oggi ci sono maggiori strumenti, ed altre possibilità al fine di individuare geni di resistenza e popolazioni segreganti. Ma lavoriamo anche sulle minacce come l’Hlb huanglongbing o citrus greening, una fitopatia ancora non presente ma potenzialmente devastante per l’agrumicoltura, in quanto ancora non abbiamo individuato fattori di resistenza e la malattia è trasmessa da insetti vettori, che purtroppo sono già presenti in Spagna, Portogallo, Israele”.
Sempre Gentile ha annunciato che il prossimo Congresso internazionale di agrumicoltura si svolgerà a Catania nel 2028 in quanto l’Italia è riuscita a vincere la competizione contro Israele, riportando l’evento, in Sicilia dopo 36 anni. “Su questo l’Università degli Studi, il Crea ed il Distretto Produttivo Agrumi di Sicilia certamente potranno collaborare nel coinvolgimento di tutti gli attori principali della nostra agrumicoltura”, ha sottolineato.
“In questi anni il mondo della ricerca ha fatto tanto – ha sottolineato Federica Argentati –tuttavia ancora abbiamo tanta strada da fare per creare sempre più connessioni tra il mondo delle imprese e della ricerca scientifica ed è per questo motivo che il Distretto Agrumi prova a cogliere tutte le opportunità per contribuire in questa direzione”.
“È anche importante prestare attenzione soprattutto in alcuni areali ai limoneti abbandonati – ha ricordato Silvia Di Silvestro, responsabile della sede di Acireale del Crea-Ofa – perché purtroppo possono mettere a repentaglio quelli coltivati”.
“Come Crea stiamo allestendo un nuova serra, stiamo rilanciando la certificazione ed abbiamo aperto un bando per la fornitura di piante madri ai vivaisti. Introdurremo tre nuove varietà di limoni – continua Di Silvestro – ma alle istituzioni è necessario chiedere risorse anche per estirpare i limoneti abbandonati e per creare innovazioni tenendo in considerazione che per realizzare protocolli efficaci servono dai tre ai cinque anni”.
“Grazie all’aggregazione e ad un gioco di squadra, in primis del Distretto Agrumi di Sicilia, per la prima volta dopo tanti anni nel nostro Paese, avremo la possibilità di avere risorse destinate alla ricerca e agli interventi sul malsecco– ha ricordato Angelo Barone presidente nazionale della Consulta dei distretti del cibo, che ha raccontato l’esperienza della Consulta proprio nella capacità di incidere nelle scelte politiche e proprio nell’ultimo incontro a Roma, tenutosi nella sede del Masaf, i rappresentanti del ministero si sono impegnati alla firma dei 20 programmi di sviluppo, alla presentazione dei nuovi Bandi e alla istituzione di una cabina di regia per la programmazione delle azioni con la Consulta. Così, ha confermato anche, a margine dell’incontro, Giovanni Luca Cannata, vicepresidente della Commissione bilancio, tesoro e programmazione Camera dei deputati, originario di Avola.
“Al Distretto Produttivo Agrumi di Sicilia, attraverso il più ampio progetto presentato al Masaf dal Distretto del Cibo a cui aderisce, andrà un finanziamento per il malsecco e per la valorizzazione delle produzioni Dop Igp e bio – ha specificato Federica Argentati – inoltre, stiamo lavorando insieme all’amministrazione regionale per rendere fruibili altre importanti risorse, un milione e 800mila euro del progetto Cluster in Sicilia. Opportunità che ovviamente dovranno essere colte dalle imprese utilizzando i vantaggi di un percorso lungo ma efficace, vantaggi che valgono tanto per le piccole, medie ma anche per grandi imprese che, proprio per il ruolo che sono in grado di svolgere, farebbero meglio a partecipare di più alla vita sociale dei Distretti e dei Consorzi di tutela”.
L’agricoltura crea valore
“Non importa quanto grandi siano le imprese – ha sottolineato Salvatore Giardina, produttore e operatore commerciale Gruppo F.lli Giardina – l’agricoltura deve creare valore e deve restituire valore, per fare questo è necessario prendere in considerazione i nuovi parametri che utilizza il consumatore: sostenibilità, etica, nutraceutica che devono legarsi al territorio. Per questo sono nati i Consorzi di tutela e i Distretti, che svolgono questa opera di valorizzazione, che ha bisogno di una massa critica che ci aiuta a fare poi le adeguate politiche commerciali”.
“Diventa un valore anche la possibilità di sapere incidere nelle scelte politiche delle istituzioni”, ha aggiunto la giovane imprenditrice agricola e presidente BioSikelia, Chiara Lo Bianco, che ha introdotto il tema dei giovani in agricoltura che possono fare la differenza, su cui è necessario investire perché creano know-how.
Le produzioni certificate
Sono cinque le produzioni Dop e Igp, oltre a una produzione biologica di tutto rispetto, che caratterizzano la produzione agrumicola di eccellenza siciliana. Un paniere composto dall’Arancia Rossa di Sicilia Igp, la Dop Arancia di Ribera, dalle Igp Limone Interdonato di Messina, Limone dell’Etna e Limone di Siracusa.
“Il settore biologico è l’unico settore dell’agroalimentare che ha un riconoscimento normativo a livello europeo e nazionale insieme alle produzioni Dop e Igp per di più con i più alti livelli di controlli sia sui metodi di produzione sia sul prodotto finale – ha ricordato Francesco Ancona, agronomo e delegato CdA del Distretto Agrumi per produzioni biologiche – In questo momento, il biologico nel settore agrumicolo rappresenta in Sicilia una superficie complessiva di 32mila ettari e con il suo 29% ha un suo peso significativo e certamente non dobbiamo dimenticare che Noto e Avola sono stati il cuore della riconversione in biologico cominciata circa 30 anni fa”. Tra gli intervenuti, Placido Manganaro, presidente di Fruit imprese Sicilia e componente del Cda del Distretto e Giuseppe Campisi, coordinatore del comitato limoni dell’Organismo interprofessionale.
Fonte: Distretto Produttivo Agrumi di Sicilia