“Durante l’anno appena trascorso abbiamo notato come i nostri clienti, indipendentemente dalla provenienza geografica, abbiano purtroppo riscontrato difficoltà simili”. Esordisce così Alessandro Pasi, sales manager di Aweta, che aggiunge: “Che si trattasse di produttori di mele cileni, o di produttori di avocado spagnoli, ovunque nel mondo si sono manifestate pericolose, analoghe dinamiche, ossia i prezzi lievitati dei trasporti (rispetto all’epoca pre-covid il container in alcune tratte navali ha quintuplicato il prezzo, ndr) e dei fertilizzanti. Con l’aggravante, per questi ultimi, della poca reperibilità dovuta al conflitto russo-ucraino”.
Le conseguenze della guerra sul settore
“L’Unione europea, d’altro canto, a causa della vicinanza, è la parte di mondo che sta pagando di più le conseguenze della guerra – sottolinea – Per quanto riguarda il nostro settore la prima conseguenza diretta è stata, soprattutto nei primi mesi del conflitto, la perdita delle centinaia di migliaia di tonnellate di frutta e verdura che venivano esportate in Ucraina e Bielorussia. Ma vi è anche una conseguenza indiretta, spesso sottovalutata: Russia, Bielorussia e Ucraina importano ogni anno milioni di tonnellate di ortofrutta fresca da tutto il mondo (l’Ue è soggetta a embargo russo dal 2014, ndr) che, non essendo stati assorbiti come consuetudine da quei mercati, sono stati di conseguenza in buona parte dirottare verso l’Unione europea, portando a un eccesso di offerta che ha favorito un calo dei prezzi ai produttori”.
Aumenti drammatici e manodopera inesistente
Naturalmente anche il costo degli imballaggi è aumentato drasticamente, per non parlare di quelli delle bollette: “Per il nostro settore si tratta di aumenti drammatici – argomenta Pasi – si parla di vero e proprio caro cella frigorifera, tanto che alcuni piccoli produttori stanno seriamente pensando a metodi alternativi al freddo industriale, che non possono più permettersi, per poter mantenere fresco il loro prodotto. A questo si sommi che nel settore è apparsa anche un’altra criticità, la mancanza di manodopera“.
“Credevamo che questo fenomeno riguardasse solo alcuni Paesi – riferisce il manager – invece ci siamo resi conto che ormai a tutte le latitudini le aziende del comparto ortofrutticolo faticano a reperire lavoratori”.
Il ruolo della tecnologia
Nello scenario appena descritto, la tecnologia gioca ovviamente un ruolo importante.
“La tecnologia può dare un contributo fondamentale al comparto – evidenzia Pasi – poiché può sopperire a questa mancanza di forza lavoro che si sta cronicizzando. Laddove si fatica nel reperire chi voglia impegnarsi in attività ripetitive e stancanti, il che è comprensibile, la tecnologia permette di estrarre il maggiore valore possibile dalle risorse naturali, nella maggiore velocità possibile e tramite il maggior risparmio di tempo possibile“.
La tecnologia è dunque efficienza al servizio della filiera: “Senza questa efficienza non sarebbe possibile il ritorno economico che permette l’esistenza della filiera stessa – spiega – Benché sia poco noto ai non addetti ai lavori, non solo la filiera non è tecnologicamente indietro rispetto ad altri comparti economici, ma in alcuni casi è stata anche precorritrice. Sistemi di visione artificiale, reti neurali artificiali, automazione, robotizzazione: nella filiera sono ormai presenti da tempo tutti gli elementi della rivoluzione tecnologica che stiamo vivendo e che, tra una generazione appena, sarà studiata nei libri di scuola, così come oggi si studiano la prima o la seconda rivoluzione industriale. Come Aweta siamo orgogliosi di poter contribuire a questa trasformazione epocale”.
Il 2023 è partito bene
A proposito di Aweta, il 2023 è partito al meglio. “Non posso purtroppo dire che il 2022 sia stato un anno semplice – riferisce – Per i motivi che ho sottolineato poco fa, i produttori, in forte difficoltà, si sono trovati in molti casi a dover posticipare investimenti importanti. Per non parlare dei Paesi direttamente coinvolti nel conflitto che, per ovvie ragioni, si sono semi azzerati come mercati. Non è stato semplice nemmeno lavorare sugli ordini acquisiti, data l’estrema difficoltà nel riuscire a reperire in tempo alcune componentistiche di cui c’è da oltre un anno forte scarsità e che hanno subito degli aumenti di prezzo incredibili. A causa degli aumenti costanti molti fornitori ci aggiornano al rialzo i listini con una frequenza mai vista prima, e ciò comporta che non sia semplice nemmeno capire quale sarà il ritorno reale sugli impianti che andranno in alcuni casi consegnati dopo otto-nove mesi dalla firma del contratto”.
Nonostante tutte queste difficoltà il Gruppo Aweta è comunque riuscito a chiudere il 2022 con dei numeri molto simili a quelli dell’anno precedente: “Non possiamo lamentarci – precisa – E poi ora guardiamo con positività al 2023″.
Non si tratta di una sensazione dovuta a un generico ottimismo, ma è supportata dai numeri: “A dicembre e a gennaio abbiamo inaspettatamente visto l’entrata di molti progetti importanti – conclude Alessandro Pasi – Forse è ancora presto per dirlo, ma ci piace pensare che il mercato abbia in parte digerito la complessa situazione internazionale e che la filiera voglia tornare a investire fortemente in tecnologia. Ci sono dunque buone premesse per un 2023 interessante e penso che a Fruit Logistica avremo delle conferme”. Aweta sarà in fiera allo stand B-41 – Hall 1.1.