Sulle tavole degli italiani l’ortofrutta scarseggia. A dirlo è Il Manifesto, che denuncia: i consumi, secondo fondi accreditate, tra cui il rapporto Coop 2023, negli ultimi due anni si sarebbero ridotti del 15 per cento. Tradotto in termini di volumi, nel biennio 2022-23 si sarebbe riscontrata una diminuzione delle quantità acquistate di frutta e verdura pari a 900mila tonnellate.
A confermare il dato l’Osservatorio del mercato ortofrutticolo, secondo il quale la spesa complessiva per l’ortofrutta sarebbe rimasta costante, ma sa diminuire sarebbero i volumi acquistati a causa dell’aumento dei prezzi.
Perché i consumi ortofrutticoli diminuiscono
Sono diversi i fattori che hanno determinato la contrazione dei volumi, in primis la minore disponibilità per molte varietà di frutta e verdura per la perdita di produzione a causa degli eventi climatici avversi.
A cui si sommano, in ordine di importanza, l’inflazione a due cifre che ha ridotto il potere di acquisto e l’aumento dei prezzi dell’ortofrutta, che per alcune referenze ha raggiunto il 20-30 per cento in più.
A riassumere lo scenario è Coldiretti: secondo la confederazione si sarebbe passati dai sei milioni di tonnellate di ortofrutta acquistate nel 2021, a poco più dei cinque milioni del 2023. Non solo: sempre secondo l’indagine di Coldiretti i volumi di ortofrutta acquistati nel 2023 sarebbero inferiori a quelli acquistati durante il quinquennio precedente.
Il calo interessa un po’ tutte le specie ortofrutticole: contrazione del 5% per le mele, -15-20% per pere, agrumi, uva da tavola, pesche, nettarine, albicocche, ciliegie, kiwi. Per gli ortaggi il calo sarebbe più contenuto, circa il 6-7% in meno.
Un primato (negativo) storico
La riduzione dei consumi di prodotti ortofrutticoli attuale si colloca ai minimi degli ultimi 20 anni: il consumo giornaliero pro-capite è sotto ai 400 grammi, il minimo raccomandato dall’Oms (Organizzazione mondiale della sanità).
A preoccupare è la fascia che comprende i minori, bambini e adolescenti per l’esattezza. I quali, secondo i dati, consumano i quantitativi più ridottoti di frutta e verdura, con un quantità per persona giornaliera che non supera i 250 grammi.
La riduzione dei consumi si spalma su tutte le regioni italiane, con un calo più marcato nelle regioni del nord-ovest.
Soffre anche il bio
Anche per l’ortofrutta bio si registra una contrazione degli acquisti, con una diminuzione nel 2023 del 10% rispetto all’anno precedente e del 15% in meno rispetto al 2021, anno in cui i prodotti biologici avevano raggiunto il punto più alto nelle vendite.
Arance e mele rimangono i frutti più acquistati, mentre tra le specie orticole in cima alle preferenze ci sono le patate, i pomodori e le carote.
Per fare un parallelo nel tempo, secondo l’Ismea (Istituto per i servizi per il mercato agricolo alimentare), negli anni ’60 il quantitativo pro capite di ortofrutta consumato in Italia era pari a 202 chili all’anno, 550 grammi al giorno.
Nel 2022 la quantità pro capite è scesa a 126 chili, pari a 345 grammi al giorno. Ma se si tiene conto delle parti che vengono eliminate quando si mangia una mela, una patata o una carota, la parte realmente consumata non supera i 250-260 grammi al giorno.
Il ruolo (determinante) dei prezzi
I prezzi in aumento sono il fattore che principalmente concorre a determinare uno scenario in cui la contrazione dei consumi di frutta e verdura è evidente. Ma non è l’unico: contribuiscono anche la tendenza ad acquistare cibi pronti, il crescente ricorso ai prodotti surgelati, comprese le verdure surgelate.