Asparagi -24%, radicchi -20%
“Gli italiani – prosegue Coldiretti Trentino Alto Adige – alla luce di quanto emerso dell’analisi hanno ridotto del 17% le quantità di pere, dell’11% le arance e l’uva da tavola, dell’8% le pesche, le nettarine e i kiwi e del 5% le mele, mentre tra gli ortaggi crollano del 24% gli acquisti di asparagi e del 20% quelli di radicchi. Il risultato è che con 5,5 miliardi di chili nel 2022 il consumo di frutta e verdura degli italiani è risultato di mezzo miliardo di chili inferiore a quello dell’anno precedente, con preoccupanti effetti sulla salute dei cittadini.
Occhi puntati sui discount e le promozioni
“Il 72% degli italiani – prosegue Coldiretti Trentino Alto Adige – si reca e fa acquisti nei discount, mentre l’83% punta su prodotti in offerta, in promozione”. Il presidente Gianluca Barbacovi commenta: “Occorre lavorare per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione, come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali e alle speculazioni. Bisogna anche aumentare le risorse destinate all’agroalimentare nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr), sostenendo progetti di filiera per investimenti dalla pasta alla carne, dal latte all’olio, dalla frutta alla verdura con più di 50 proposte e migliaia di agricoltori, allevatori, imprese di trasformazione, università e centri di ricerca coinvolti”.
La situazione in Calabria
“Proseguono anche quest’anno – denuncia Coldiretti Calabria – le difficoltà che nel corso del 2022 hanno portato a tagliare gli acquisti di frutta e verdura, che sono crollati del 12,6% in quantità rispetto all’anno precedente, ai minimi da inizio secolo. In Calabria ad esempio le famiglie hanno ridotto del 18% le quantità di pere, dell’8% le arance, del 7% le pesche, le nettarine e i kiwi e del 4% le mele, mentre crollano gli ortaggi con punte del 26% degli asparagi. Il risultato è che il consumo di frutta e verdura si è notevolmente ridotto. Il frutteto Calabria, secondo i dati Istat, è così composto: melo 1074 aziende per 453 ettari, pero 731 con 168 ha, pesco 774 e 1571 ha, nettarina 243 con 1016 ha, albicocco 560 e 734 ha, ciliegio 738 con 382 ha, susino 373 e 87 ha, fico 1246 con 777 ha, actinidia 959 con 2.562 ha, arancio 8.385 e 10.790 ha, clementina 3827 con 9.792 ha. Il caro prezzi taglia quindi le quantità di prodotti alimentari acquistate dai consumatori nel 2023, che sono però costretti però a spendere comunque il 7,7% in più a causa dei rincari determinati dalla crisi energetica”.
L’associazione agricola poi continua: “La situazione di difficoltà è resa evidente dal fatto che volano gli acquisti di cibo low cost con i discount alimentari che fanno segnare un balzo del +9,1% nel trimestre nelle vendite in valore, il più elevato tra gli scaffali del dettaglio. Una situazione che evidenzia la difficoltà in cui si trovano le famiglie che, spinte dai rincari, orientano le proprie spese su canali a basso prezzo rinunciando anche alla qualità e facendo slalom alla ricerca dei prezzi più bassi. Volano gli alimentari con un balzo del +13,4% del fatturato. A spingere gli alimentari sono sia i consumi interni trainati dalla ristorazione, ma anche le esportazioni che nel primo trimestre dell’anno mettono a segno con un buon aumento anche in Calabria, grazie ai prodotti simbolo della dieta mediterranea come vino, olio e ortofrutta fresca che salgono sul podio delle specialità più vendute all’estero. Un risultato che conferma il primato del nostro agroalimentare nella filiera allargata, che in Italia vede impegnati ben 4 milioni di lavoratori in 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio e 10mila agricoltori in vendita diretta con Campagna Amica”.
Fonte: Coldiretti