Il IV Rapporto di Ismea che analizza l’impatto della pandemia sull’agroalimentare parla chiaro: sono solo tre i settori che hanno compensato il calo delle vendite Horeca (-42% stimato dall’Ismea) con l’incremento degli acquisti domestici (+7,4% secondo l’osservatorio Ismea-Nielsen), e tra questi c’è l’ortofrutta (seguita da olio di oliva, e pasta).
Nel merito, sul fronte dei consumi, i dati Ismea-Nielsen sugli acquisti al dettaglio indicano un aumento delle quantità vendute, rispetto al 2019, del 4% per gli ortofrutticoli freschi e del 5,7% per i trasformati. Tra i prodotti freschi, si registra il boom degli acquisti di patate e ortaggi, ma anche un incremento delle vendite di agrumi (+2,2%) e frutta a guscio (+5,7%).
L’aumento degli acquisti di prodotti ortofrutticoli ha interessato quasi tutti i prodotti freschi, ma non sono mancate le eccezioni: le insalate di IV gamma sono state penalizzate dallo smart working, mentre gli acquisti di frutta estiva sono stati sfavoriti dalla scarsa produzione di pesche, nettarine, albicocche e susine. Hanno sofferto anche melone e fragole, per via della pesante crisi del settore ristorazione.
Ortaggi: crescono i consumi
Il segmento degli ortaggi ha mostrato una crescita dei consumi del 9% supportato sia dai freschi (+8,6%), sia dai trasformati (+9,6%). Come è oramai noto, gli incrementi maggiori nel corso dell’anno si sono registrati durante la prima fase (marzo-maggio 2020) in cui le vendite sono aumentate del 22%; la situazione si è poi regolarizzata nei mesi estivi, per poi tornare a crescere nella fase finale dell’anno, con incrementi che a novembre scorso hanno superato il 13 per cento. A guidare gli acquisti nel comparto ortaggi sono stati soprattutto patate (+13%), prodotti a base di pomodoro (+13%) e surgelati (+9,3%), a cui si è contrapposta la flessione per i prodotti di IV gamma (-5,4%).
Frutta: aumenta la spesa, ma non i volumi
Per la frutta non sempre agli aumenti di spesa è corrisposto un aumento dei volumi acquistati, anzi. Durante il periodo estivo 2020 si è acquistato meno rispetto all’analogo periodo 2019, anche per via di una campagna produttiva poco soddisfacente per la frutta estiva – pesche e nettarine in particolare – e per pere, agrumi e kiwi. La spesa, grazie ai maggiori valori unitari, nel complesso, ha segnato sempre incrementi su base annua accumulando, a fine 2020, un incremento dell’8,9% sul 2019. Differente il contributo del prodotto fresco (+10,9%) rispetto al trasformato (solo +1,8%). Quanto al fresco, Ismea rileva un maggior interesse per gli agrumi (+15,5% la spesa), mentre nei trasformati registra una flessione per i succhi di frutta (- 2,8%).
Ridotti gli scambi commerciali con l’estero
Sul fronte del commercio con l’estero, il 2020 è stato caratterizzato da una riduzione degli scambi commerciali internazionali di prodotti orto-frutticoli. Nei primi dieci mesi dell’anno si sono ridotti sia i quantitativi importati (-3,8%), sia quelli esportati (-5,4%). L’aumento dei prezzi medi ha però determinato un incremento sia della spesa per le importazioni (+0,5%) sia degli introiti generati dalle esportazioni (+3,8%). Secondo Ismea, la pandemia ha avuto particolare effetto sulle importazioni di quei prodotti maggiormente legati al consumo extra-domestico, quali fragole (-9%), ananas (-17%) e lime (-8%). Ma la contrazione dei quantitativi importati è imputabile anche alla maggiore disponibilità di prodotto nazionale, come ad esempio nel caso di uve (- 15% l’import), limoni (-18%), patate (-7%), pomodori (-15%), zucchine (- 20%), peperoni (-18%), cetrioli (-14%), insalate (-14%), cipolle (-21%) e carote (-24%). Analogamente, la contrazione delle esportazioni di alcuni prodotti è perlopiù riconducibile alla minore produzione nazionale, come nel caso di kiwi (-20% l’export), pere (-23%), piccoli agrumi (-55%) e drupacee (pesche, nettarine, albicocche e susine, – 53%).