La pandemia ha accelerato il trend di consumo degli agrumi. Trend già in atto nel mercato per via di una maggiore sensibilità verso il benessere, che ha impattato sulla domanda di alimenti antiossidanti, antiinfiammatori, sani e genuini, naturalmente ricchi di principi nutrienti in grado di potenziare le difese immunitarie.
“Un mercato 2020 a due facce quello degli agrumi – commenta Marcello Porrello, responsabile commerciale di Agricola Lusia – In occasione del primo lockdown nazionale, infatti, il nuovo stile di vita residenziale delle famiglie ha cambiato in modo sostanziale il comportamento d’acquisto dei consumatori, che, viste le restrizioni alla mobilità e la forte paura del virus e delle sue possibili conseguenze, hanno mostrato forti tendenze all’accumulo dettate dal timore di non avere sufficienti scorte a disposizione. Se tale fenomeno ha principalmente interessato i beni a lunga conservazione (+37% nel 2020), nel reparto freschi merita menzione l’impennata del consumo di agrumi (+9% a sell out in YTD nov per la categoria frutta)”.
“Dal punto di vista dell’offerta invece – gli fa eco Daniele Campagnaro, titolare dell’azienda – l’aumento dei contagi e i parziali blocchi di attività non strategiche hanno portato a gravi criticità sul fronte logistico. Problemi che hanno impattato notevolmente sia i trasporti intracomunitari su gomma, che tra Aprile e Giugno hanno sfiorato rincari anche del 100%; che i trasporti via nave d’oltreoceano, per cui la carenza di personale in campo ed in porto ha causato congestione di container, generando innumerevoli ritardi e disservizi vari. Con l’interruzione delle limitazioni agli spostamenti, l’effetto scorta si è affievolito, questo unito alle restrizioni del canale Horeca, alle difficoltà economiche e alla diffidenza dei consumatori hanno portato ad un taglio della spesa alimentare superiore ai 24miliardi, con valori tornati ai livelli di 10 anni fa”.
Arance
“Tra gli agrumi, le arance sono state sicuramente la referenza che più ha beneficiato in volume e valore della congiuntura pandemica – sottolinea Porrello – Durante il lockdown primaverile la domanda di arance è stata superlativa, trend di cui ha beneficiato in parte la Spagna, ma soprattutto l’emisfero sud. Con l’inizio di novembre, il deciso calo della domanda congiuntamente all’eccesso di offerta (Italia, Spagna, Turchia, Egitto, Grecia) hanno pesantemente inciso sui prezzi medi, portando ad un loro deciso calo. Questi rallentamenti in volume e valore hanno pesato sui produttori mediterranei che si approcciavano alla nuova campagna con auspici decisamente diversi. Le stime di raccolto sia in Italia che in Spagna per la stagione 2020/21 sono simili alla precedente campagna, con andamenti diversi a seconda dell’area, sebbene caratterizzata da frutti di piccole dimensioni (che influenzano ulteriormente al ribasso i prezzi)”.
Da monitorare le performance delle arance egiziane, che se nella precedente stagione hanno registrato esportazioni per più 1,7 milioni di tonnellate di prodotto (1,5 20/21+ 9,5%), stimano di incrementare ulteriormente i volumi nel corso della nuova campagna. L’apertura per l’Egitto di nuovi mercati, come Giappone, Nuova Zelanda e Brasile si spera eviti un eccesso di offerta in Europa.
Limoni
L’andamento dei limoni nella finestra estiva è stato sostanzialmente stabile, a dispetto di performance altalenanti a seconda dell’origine. Le alte aspettative di pricing del prodotto d’oltreoceano sono state disattese principalmente a causa della massiva presenza di Verna spagnolo anche a fine giugno. Successivamente i problemi qualitativi del prodotto iberico, congiuntamente allo stop imposto dal Senasa alle esportazioni argentine per problemi fitosanitari, avrebbero presupposto un deciso incremento delle quotazioni, i prezzi sono però stati calmierati dall’importante aumento di offerta di limoni sudafricani (+35% in volume, 7 milioni di casse in più rispetto al 2019).
Sul fronte mediterraneo la nuova campagna è partita con andamenti differenti a seconda dell’origine.La campagna dei limoni spagnoli è iniziata con aspettative positive, forte dell’assenza del solito overstock argentino di fine stagione, ed aiutate dalle perfette condizioni climatiche e della presenza di calibri ottimali già nelle fasi iniziali. Ciononostante, le quotazioni sono drammaticamente crollate in breve a fronte di una eccessivamente lenta domanda presumibilmente a causa dell’impatto della pandemia (crollo delle vendite nel canale Horeca non assorbito dal canale retail).La Turchia ha fatto registrare una crescita notevole nel mercato delle esportazioni, configurandosi come il principale player soprattutto in Europa orientale (Bulgaria, Romania, Polonia, Lettonia o Estonia) anche grazie al pesante deprezzamento della Lira che ha inciso nel rendere ancor più competitivo del solito il limone turco. La Sicilia, ed in particolare l’area di Siracusa, ha visto un inizio campagna di Primofiore particolarmente ostico, per ragioni dapprima di carattere climatico e poi commerciale. Le alte temperature congiuntamente alla mancanza di piogge hanno portato ad importanti ritardi del raccolto (frutti verdi e tendenzialmente di piccola pezzatura). Col passare delle settimane, il calo della domanda ha pesantemente influito sui volumi in uscita e soprattutto sui prezzi.
Pompelmi
I pompelmi rappresentano il segmento che, tra gli agrumi, ha fatto registrare le peggiori perfomances. Nonostante i volumi imbarcati dal Sudafrica siano stati solo leggermente superiori al 2019 (da 14,7 milioni di casse a 15), la distribuzione degli imbarchi e dei calibri hanno portato ad importanti distorsioni di mercato con risultati ampiamente sotto tono sul fine campagna. Nella fase iniziale il Sud Africa ha principalmente imbarcato grossi calibri, ciò unito alla mancanza di residui di stock Europei ed a fronte di una domanda inalterata, ha causato aspettative di prezzo all’origine decisamente superiore alle medie. Nel corso delle settimane, bilanciato il rapporto domanda/offerta, il Pompelmo ha registrato un forte arresto con conseguente crollo delle quotazioni.
Sul fronte mediterraneo la nuova campagna è iniziata con largo anticipo, favorendo inferiori processi di degreening, e mostrando una qualità decisamente migliore rispetto alle precedenti stagioni in tutte le aree produttive (Spagna, Israele, Cipro e Turchia). Le prime settimane di campagna hanno visto buone performances per lo Star Ruby Spagnolo in termini di pricing, mercato a parte quello del Jaffa che ha mantenuto quotazioni sempre superiori ai competitors. L’avvento massivo di Pompelmo Turco, favorito dalla competitività della Lira, ha portato già dopo poche settimane dall’inizio della campagna ad un crollo inesorabile dei prezzi, influenzando in negativo anche il pricing delle origini concorrenti (Cipro su tutte).
Soft citrus
La campagna estiva di clementine e mandarini dell’emisfero Sud ha confermato i decisi incrementi in volume attesi alla luce dei nuovi impianti sudafricani (più 31% in volume rispetto al 2019). A fronte di un’offerta tanto superiore, la crescita della domanda estiva anche nei Paesi mediterranei produttori (in precedenza poco avvezzi al consumo di soft citrus in estate) ha evitato un crollo dei prezzi, con quotazioni che hanno subito solo leggere flessioni rispetto alle precedenti stagioni.
Sul fronte mediterraneo gli operatori hanno visto disattesi gli iniziali auspici post Covid in volume e valore.
In Italia la nuova campagna ha fatto fatica a decollare per ragioni prima climatiche e, poi, meramente commerciali. Per quanto le stime di raccolto in volume fossero positive, Il clima eccessivamente mite non ha apportato ad una sufficiente colorazione dei frutti, situazione aggravata da una percentuale di piccoli calibri senza precedenti. La domanda debole ha ulteriormente contratto i listini e le piogge di fine novembre hanno ulteriormente aggravato la situazione aggiungendo ai problemi di pezzatura e prezzo, anche criticità qualitative e di shelf life.
In Spagna molti trader hanno iniziato ad acquistare prodotto in piante con largo anticipo, forti della speranza che l’elevata domanda di agrumi in primavera/estate si mantenesse analoga nel periodo autunnale/invernale. Le condizioni climatiche hanno però apportato a uno scenario simile a quello italiano, con importanti volumi in pianta, ma una percentuale altissima di calibri piccoli. A fronte di una riduzione dei prezzi la domanda è comunque rimasta assai debole apportando un’ulteriore incertezza tra gli operatori che difficilmente avranno ritorni accettabili rispetto a quanto pagato in campo.