L’ortofrutta made in Italy tra l’instabilità dei mercati internazionali, la bilancia commerciale in negativo e le sfide della prossima Pac: ieri, all’Italian Fruit Village di Fruit Logistica 2020, Coldiretti ha analizzato gli effetti della Brexit, delle tensioni medio-orientali e sudamericane e del prolungato embargo russo oltre che della situazione non chiara sul versante cinese.
Per Ettore Prandini l’ortofrutta italiana deve tornare a programmare nel medio-lungo periodo e spingere perché il ministero delle Politiche agricole diventi il dicastero dell’Agroalimentare.
Non solo. Sul Green Deal europeo, il presidente della Coldiretti ha ribadito l’urgenza di fare comprendere come l’agricoltura italiana può contribuire a ridurre l’anidride carbonica perché naturalmente assorbita dalle piante. “Ma se non parliamo ora – ha detto – anche su questo tema saremo superati dalle aziende nordeuropee”.
Sul mercato russo, poi, Prandini ha ricordato come lo stop imposto abbia ormai compromesso la possibilità di tornare ai livelli precedenti una volta che l’embargo sarà rimosso.
Aggregazione e innovazione sono le parole chiave citate da Sonia Ricci. La direttrice della Op Agrinsieme, una delle più importanti del centro Italia, ha insistito su questi due aspetti chiamando in causa le Op (per quanto riguarda l’aggregazione) e l’Ocm (per quanto riguarda l’innovazione). In particolare, Ricci è tornata più volte sulla necessità di dare valore alla produzione, facendo leva anche sui marchi di qualità territoriali, come accaduto ad esempio per il Carciofo di Paestum Igp.
Il mercato russo è stato il primo mercato estero per Terra Orti. “Il mercato interno – ha raccontato Emilio Ferrara – sembra essere saturo e paradossalmente è occupato da produzioni estere che risultano più convenienti delle nostre. Abbiamo, dunque, l’esigenza di rendere più competitivo il made in Italy e, per farlo, l’aggregazione diventa un elemento strategico fondamentale”.
Per Marco Salvi, presidente Fruitimprese, l’esportazione è una condizione naturale e l’emergenza sanitaria in Cina potrebbe rappresentare un’importante occasione per l’Italia, che produce prodotti sicuri e di qualità. Ma, per Salvi, è anche innegabile la perdita di competitività dei prodotti italiani sui mercati esteri.
Il presidente del Cso Italy, Paolo Bruni, ha poi ribadito la necessità di fare sintesi per rappresentare in maniera univoca le istanze del settore e invertire i trend attuali.