“E’ in atto una vera invasione di nocciole dalla Turchia, con un aumento del 30% nelle importazioni in Italia destinate a rifornire soprattutto l’industria dolciaria, nonostante i numerosi allarmi scattati in Europa per gli elevati livelli di aflatossine cancerogene”. Con queste considerazioni Coldiretti, elaborando dati Istat relativi ai primi otto mesi del 2018, sottolinea la necessità di una inversione di tendenza per difendere la produzione nazionale di nocciole, dopo che la proprietà turca della Pernigotti ha accolto le richieste del Governo italiano di sospendere la procedura di trasferimento dell’azienda in Turchia fino al 31 dicembre 2018.
“Le importazioni dalla Turchia – commenta Coldiretti – hanno raggiunto quasi i 21 milioni di chili nei primi otto mesi dell’anno, facendo non solo concorrenza alle produzioni nazionali in forte espansione, ma mettendo a rischio anche la salute dei consumatori, come dimostra l’alta percentuale di irregolarità registrata dal sistema di allerta rapido europeo (Rasff). In Piemonte, in particolare nelle province di Alessandria, Asti e Cuneo, la corilicoltura conta numeri importanti: la superficie complessiva coltivata è di circa 21 mila ettari, di cui 15 mila sono impianti attivi. La produzione totale è di oltre 200 mila quintali e la coltivazione si sta sviluppando anche nel torinese e nel nord del Piemonte”.
“Lo spostamento all’estero delle fonti di approvvigionamento della materia prima agricola è spesso il primo passo della delocalizzazione che si realizza con la chiusura degli stabilimenti e il trasferimento di marchi storici e posti di lavoro fuori dai confini nazionali – spiegano Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti Piemonte, e Bruno Rivarossa, Delegato Confederale -. In Piemonte, attraverso importanti accordi di filiera come quello con il gruppo dolciario Novi-Elah-Dufour di Novi Ligure, puntiamo alla valorizzazione della nocciola per mantenere la distintività delle nostre produzioni d’eccellenza e garantire agli imprenditori la giusta remunerazione. Oltretutto, i controlli – proseguono Moncalvo e Rivarossa – che avvengono in Italia per quanto riguarda la qualità e la salubrità del prodotto non hanno eguali negli altri Paesi, motivo per cui scegliere le nocciole piemontesi è sinonimo di sicurezza alimentare. La nocciola è uno dei nostri beni più preziosi e una delle maggiori risorse economiche piemontesi, riconosciuta anche all’estero, per cui dobbiamo continuare a difendere il nostro patrimonio agroalimentare che sempre più spesso, purtroppo, viene svenduto oltrepassando i confini nazionali”.