Potrebbe passare anche per gli anacardi la via del riscatto per la Sierra Leone, un piccolo stato dell’Africa occidentale dove la maggior parte della popolazione vive in condizioni di estrema povertà. A darne notizia è un servizio, pubblicato ieri sull’inserto “Buone notizie” del Corriere della Sera, che racconta appunto dello sviluppo che questa coltura sta avendo nel piccolo Paese africano.
“I primi due container di anacardi grezzi – riporta tra l’altro il Corriere – sono stati consegnati nei giorni scorsi: in tutto 60 tonnellate che possono valere, secondo qualità del prodotto e cambio valutario, fra 36 e 60 mila euro, somma che rappresenta un beneficio economico considerevole per le 1.300 famiglie della Sierra Leone coinvolte nel progetto di cooperazione di Coopi, la ong (organizzazione non governativa) italiana fondata da padre Vincenzo Barbieri che dal 1965 ha aiutato più di 100 milioni di persone e oggi è presente in 28 paesi con 199 progetti umanitari riguardanti 2,6 milioni di beneficiari. Un programma in parte finanziato dalla Ue e che ha come sponsor privato Pidielle, family company con sede a Nerviano che produce e vende cosmetici professionali per parrucchieri a marchio Elgon. Il «capo» di Elgon è una donna, Serena Caimano, figlia di Pietro Paolo e Doralice, che per oltre 25 anni hanno gestito l’azienda e ne sono i proprietari. Lei, che ha preso in mano le redini della società nel 2010 quando aveva 36 anni, poche settimane fa si è recata in Sierra Leone per un viaggio «di gemellaggio»…Sono proprio le buone condizioni climatiche ad aver suggerito di sviluppare la filiera (dell’anacardio) in Sierra Leone: gli anacardi «per valori nutrizionali e percorsi mondiali del “food” sono “pregiati”». Però vanno lavorati: la parte esterna dev’essere rimossa prima che le «noccioline» siano idonee al consumo. Occorre una tecnologia adatta, assente in Sierra Leone e che il compratore, l’olandese Tdg (Trade & development group, promotore in Africa di economia e commercio equo-sostenibili) mette a disposizione. I fondi che Elgon versa per il progetto vengono in parte raccolti fra dipendenti, clienti e fornitori in tutto il mondo attraverso il sito di fundraising «La rete del dono». E in parte attraverso la partecipazione corale alla corsa Deejay ten e five: «Siamo in molti a iscriverci, ciascuno paga la propria quota e l’azienda destina la cifra corrispondente per l’iniziativa in Sierra Leone»”.