“Se non interpretiamo bene il presente rischiamo di cadere nel passato perché mai come oggi l’ortofrutta ha una visione verso il futuro”. L’incipit del professor Roberto Della Casa ha immediatamente introdotto la numerosa platea – più di 400 i presenti tra esponenti della distribuzione, della produzione e del mondo tecnologico – al tema della seconda edizione di Think Fresh, l’evento di AgroterGroup che presenta a Firenze l’omonimo e monografico volume ricco di indagini sui consumi e le tendenze del mondo dell’ortofrutta.
“Dentro il Futuro” è il titolo di quest’anno, mai così centrato viene da dire, se si pensa alla recente notizia dell’acquisizione di Whole Food da parte di Amazon: un’operazione che ha fatto scalpore e che probabilmente rivoluzionerà completamente i giochi nella vendita dei prodotti agroalimentari, ortofrutta inclusa naturalmente, come ha ricordato anche Giorgio Santambrogio, amministratore delegato di Gruppo Végé e presidente di Adm, partner dell’evento, all’inizio del suo intervento pomeridiano (che rimandiamo, insieme a quelli degli altri esponenti della Gdo ad un altro approfondimento).
Filiera e consumatori: più divisioni che comunione d’intenti
Il lavori del mattino sono stati scanditi da 10 televoti che hanno coinvolto il pubblico grazie ad alcuni degli spunti presenti nel volume ed illustrati dal vivo. L’obiettivo era confrontare, immediatamente, cosa pensava la filiera ortofrutticola presente in platea rispetto alle risposte dei consumatori interpellati dal team di Agroter in un anno di lavoro su determinanti temi di stringente attualità per il mondo ortofrutticolo. Una modalità che ha certamente coinvolto i presenti e reso dinamica questa parte dell’evento.
Tutti d’accordo? Non sempre, anzi: la platea si è a volte divisa – aspetto che sostanzialmente non stupisce – e ha dato risposte discordanti da quelle dei consumatori che, come sottolineato ad esempio da Simone Zerbinati, mananger e proprietario dell’omonima azienda piemontese, hanno fatto emergere come la domanda, in fatto di prodotti ortofrutticoli, sia spesso decisamente più avanti rispetto all’offerta presente in questo momento. Qualche esempio?
Più sostenibilità e meno trattamenti
Se produzione e distribuzione pensano che la prima priorità nel futuro per il comparto sia la selezione di piante per migliorare il gusto dei prodotti e il suo valore nutrizionale, per i consumatori, invece, al primo posto bisogna trovare piante resistenti e che consentano di ridurre i trattamenti. “Il consumatore vuole quindi sostenibilità, vuole un’agricoltura specializzata ma meno intensiva” ha commentato Andrea Launeck, manager di una realtà di primo piano a livello mondiale come Syngenta.
Ortaggi: segmentare secondo la modalità d’uso
I finocchi i consumatori li preferiscono teneri o croccanti? Secondo la filiera la ricerca dovrebbe specializzarsi su varietà croccanti, ma i consumatori, è emerso dall’indagine, li desiderano sostanzialmente “sodi e compatti”, ma soprattutto differenti a seconda se debbano essere mangiati crudi o cotti nelle tante preparazioni possibili in cucina. “Insomma, bisogna segmentare – ha affermato Della Casa -. Bisogna lavorare sulla funzione d’uso. Tutti lavorano su questo concetto, perché l’ortofrutta non lo fa?”. Stesso discorso per le patate, dove emerge una netta divergenza nella grammatura delle confezioni tra quello che pensa la filiera e ciò che vogliono i consumatori: cambiano i consumi, alle classiche ricette se ne aggiungono di nuove, ergo anche le confezioni dovrebbero adeguarsi e, in questo caso, diventare più piccole, anche sotto il chilo e mezzo.
L’esotico piace ma…lo conosciamo?
Se i frutti tropicali sono una tendenza che la filiera ha ben compreso esistere ed essere particolarmente richiesta dai consumatori, bisogna però lavorare meglio sulla sua conoscenza: sul mercato arrivano frutti che spesso nemmeno gli operatori conoscono – in sala in pochissimi hanno riconosciuto una coppia di frutti durante il televoto – e quindi, inevitabilmente, anche il consumatore stenta a capire se non viene guidato al meglio: serve conoscenza e comunicazione di categoria nel punto vendita.
Hamburger vegetali? Ora servono gli affettati. E gli estratti non si trovano
Anche sul fronte dei prodotti vegetali, grandi protagonisti della scena in questo momento, le divisioni non mancano e più che mai in questo caso i consumatori sembrano aver staccato ancor di più la produzione, nonostante i grandi investimenti fatti in innovazione: se la filiera pensa che ci sia bisogno di un’offerta più ricca di legumi pronti per andare incontro alla richiesta “di un pasto vegetale adeguato ed equilibrato”, i consumatori invece richiedono affettati vegetali. Non che hamburger e flan siano già passati di moda, anzi, ma è come se fossero già stati interiorizzati e metabolizzati dal consumatore che ora cerca qualcosa di nuovo. Ad esempio estratti e centrifugati, altra categoria che sgomita nel reparto ortofrutta per trovare spazio – e in molte catene ormai lo trova a dire il vero – ma che sembra ancora non essere ben visibile agli occhi del consumatore che nell’indagine di Agroter ha risposto: “l’acquisterei ma non è disponibile in negozio”.
Il reparto ortofrutta: prima la razionalità, poi l’emozione
Infine la visione complessiva del reparto ortofrutta: molte catene hanno decisamente virato verso arredamenti e layout che privilegiano un impatto caldo, accogliente ed emozionale. In sala, stimolati sulla domanda su come debba presentarsi in futuro questo strategico reparto, tutti hanno mostrato una decisa convinzione che questa sia la direzione giusta. E, invece, anche un po’ a sorpresa probabilmente, per i consumatori il reparto deve essere prima di tutto ordinato e veloce. “Il calore piace, ma i consumatori hanno un problema di comprensione: bisogna prima rendergli lo scaffale comprensibile, poi si lavorerà sul calore” ha concluso Della Casa. Per la serie: prima i fondamentali, poi tutto il resto. Comprese luci soffuse, soffitti neri e l’effetto legno.