Sarà il comune fiorentino di Marradi a ospitare, il 14 e 15 settembre prossimi, l’ottava edizione di Eurocasta, convegno internazionale sulla castagna, dove si incontreranno rappresentanti ed esperti dei maggiori paesi produttori a livello europeo. L’appuntamento è rivolto a castanicoltori, trasformatori, tecnici, commerciali, studenti e a tutti coloro che hanno interessi connessi al valore aggiunto del castagno e dei suoi prodotti freschi e trasformati. Il convegno di settembre, il cui programma degli interventi è in corso di definizione, servirà anche a fare luce sul futuro e le prospettive della produzione di castagne, che negli ultimi decenni ha conosciuto un forte decremento per una serie di motivi, non ultimo quello legato alla diffusione del cinipide galligeno, un insetto letale per questo frutto. Solo per avere un riferimento del crollo di produzione che si è verificato negli ultimi cinquanta – sessant’anni, basti considerate che nel 1961 la produzione nazionale era superiore alle 120.000 tonnellate all’anno, mentre nel 2015 è stata di circa 2015 tonnellate. Le cause sono molteplici e talvolta concatenate: dalle già citate nuove patologie (cinipide), al calo dei consumi, all’aumento della concorrenza, a cambiamenti climatici, a sistemi di produzione antiquati.
Il VI Censimento agricoltura dell’Istat, pubblicato nel 2012 e riferito a dati del 2010, registra circa 30.000 aziende italiane con castagneto da frutto, per una superficie di 52.000 ettari. La Campania, secondo questo censimento, risulta la superficie con il maggiore numero di ettari (13.808), seguita da Toscana, Calabria, Piemonte, Lazio ed Emilia Romagna. Inoltre, secondo il Crea, consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, l’Italia è passata dal 2006 ad oggi ad essere dal quarto al primo importatore europeo di castagne, a causa sostanzialmente di mancanza di prodotto. Le castagne estere arrivano principalmente da Spagna, Portogallo e Albania.