Una superficie di 19.000 ettari con 8000 aziende agricole a gestione familiare che producono il 50% di tutte le mele vendute in Italia, il 15% di quelle presenti sul mercato europeo e il 2% di tutte quelle vendute nel mondo. Numeri che fotografano la produzione di uno dei distretti melicoli più affascinanti e di successo all’interno del panorama non solo italiano, ma mondiale, vale a dire quello dell’Alto Adige. Non stupisce, quindi, che la FAO, l’Organizzazione mondiale per l’agricoltura e l’alimentazione delle Nazioni Unite, abbia svolto un’analisi approfondita di questa eccellenza altoatesina, dandone una valutazione quanto mai lusinghiera.
I risultati di questo interessante e approfondito lavoro di ricerca dal titolo “Aziende agricole a conduzione familiare produttrici di mele nell’Alto Adige: un caso di studio sull’innovazione nell’agricoltura” verranno presentati in modo dettagliato durante il congresso mondiale di Interpoma, che si terrà a Bolzano dal 20 al 22 novembre 2014. Alcuni di essi, però, sono stati mostrati martedì 16 novembre da Hani May, rappresentante della FAO, ai giornalisti locali presso la “Casa della Mela”. Tra i presenti anche il presidente del Consorzio melicolo Georg Kössler, il presidente della cooperativa Vi.P Karl Dietl e il presidente dell’Unione Agricoltori e Coltivatori Diretti Sudtirolesi Leo Tiefenthaler.
Ma quale è il fattore decisivo per il successo della melicoltura in Alto Adige? La FAO parla di una “rete di apprendimento e innovazione per un’agricoltura sostenibile” (LINSA). Produttori, consorzi, istituzioni di ricerca, servizi di consulenza agrotecnica e soggetti sia pubblici che privati collaborano tra loro dando vita ad una rete di contatti che si dimostrano proficui per tutto il sistema agricolo dell’Alto Adige. La LINSA, secondo il FAO, è quindi il vero motore che consente all’interno di un territorio povero di terreni coltivabili, risorse idriche e personale disponibile, di poter mettere la collaborazione reciproca al centro dei rispettivi interessi, vivendo i principi della condivisione delle conoscenze non come un elemento di divisione quanto un patrimonio comune.
Fonte news: Fiera Bolzano – Interpoma