I dati del Cso – Centro Servizi Ortofrutticoli, su rilevazioni Gfk (vedi qui), non sono tra i più confortanti: in dieci anni le famiglie italiane hanno acquistato 86 chilogrammi in meno (da 417 a 331) di frutta e verdura e nel 2012 ancor meno rispetto al 2011, attestandosi su volumi simili a quelli del 2005, anno nel quale si registrò il minimo assoluto. In mezzo al cimitero di segni negativi all’interno del quale il settore frutticolo è quello che segna la peggiore performance (-2,3%), rispetto a quello degli ortaggi (-1,6%), spiccano alcuni dati positivi. Uno in particolare, che riguarda la frutta esotica e l’ananas: +102%. Perché?
«È certamente un dato interessante che se vogliamo, però, è in linea con il trend positivo degli ultimi anni, ma che certamente spicca, soprattutto perché, invece, l’anno scorso la frutta esotica aveva registrato una battuta di arresto» ci dice Claudio Scandella, product manager per l’esotico e il cibo etnico della Spreafico Francesco & F.lli Spa, azienda italiana leader non solo nella commercializzazione di prodotti ortofrutticoli italiani, ma anche nell’importazione, per l’appunto, di frutta esotica. «Questi dati, comunque, riguardano i volumi e, quindi, vanno sempre analizzati con attenzione. In Italia, anche se stanno aumentando, sono ancora modesti, quindi è facile vedere cifre di questo tenore».
Ma perché la frutta esotica riscuote tanto successo o, comunque, è in crescita il suo consumo in Italia? «Forse si è scoperto che non solo è buona, ma soprattutto non è così cara come si è sempre detto». Qualche esempio? «Basta guardare il prezzo di un ananas, che oggi in media costa un euro al kilo, meno delle mele, e ci si sfama un’intera famiglia». Quali sono i frutti più richiesti? «I soliti, come avocado, mango e papaya. Stiamo poi registrando una grossa crescita di richiesta di pomelo ultimamente». Quale regione consuma più frutta esotica? «Certamente la Puglia, che la consuma tutto l’anno e non solo nel periodo natalizio, poi Lazio, Emilia Romagna e Lombardia».
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