Oggi 13 febbraio torna nelle librerie Falce e carrello, il libro scritto da Bernardo Caprotti nel 2007 ed edito da Marsilio. La nuova edizione, il cui sottotitolo recita “In memoria di un uomo che non può più difendersi”, è accompagnata da un contributo di Liliana Segre e da uno di Marina Caprotti, terzogenita dell’imprenditore, attualmente alla guida del gruppo di supermercati.
Il ritorno di Falce e carrello
“Il ritorno di Falce e carrello – spiega Stefano Lorenzetto, autore di una lunga intervista al corriere.it di cui riportiamo i passaggi più salienti – è quasi un atto dovuto dopo che un altro libro ha cercato di demolire la figura del fondatore della catena di supermercati. A firmarlo è stato l’unico figlio maschio, nato dal primo matrimonio”.
Il riferimento è al libro Le ossa dei Caprotti scritto da Giuseppe Caprotti, primogenito di Bernardo uscito lo scorso ottobre.
“Ho avvertito l’obbligo morale di raccontare chi fu davvero Bernardo Caprotti, anche con i contributi di coloro che lo conobbero da vicino, come Liliana Segre, e ci lavorarono accanto, quindi Vincenzo Mariconda, vicepresidente dell’Esselunga, e Carlo Salza, a lungo amministratore delegato – racconta Marina Caprotti a Lorenzetto – Non potevo accettare che venisse svilito il valore di ciò che lui ha costruito per l’Italia e che ogni giorno ci sforziamo di preservare in Esselunga. Mi è sembrato il modo migliore per replicare a un figlio che lancia le sue accuse solo a sette anni dalla morte del genitore. Se mio padre fosse stato vivo, avrebbe di sicuro reagito. L’ho fatto io per lui”.
Il ricordo
“Bernardo Caprotti era un padre affettuoso – riferisce la presidente di Esselunga – Il sabato, finito il giro dei supermercati, tornava a casa con le borse della spesa e insieme ci mettevamo a sgranare i piselli“.
Bernardo Caprotti: “Nessuno può mettere le mani su Esselunga”
Il fondatore di Esselunga non disse mai alla figlia che sarebbe stata lei a guidare l’azienda: “Era troppo in ansia per l’esito delle battaglie legali in famiglia: lo hanno distrutto. E poi diceva e non diceva. La verità è che per lui era impensabile lasciarla. Verso la fine il dilemma fu: la vendo o non la vendo? Aveva ricevuto formidabili offerte da fondi americani e inglesi, l’ultimo fu Blackstone. “Marina, metti tu la firma”, mi esortò. Risposi: no, la metti tu, papà. E lui non la mise. Negli ultimi giorni di vita, lucidissimo, m’impartiva istruzioni pratiche su tutto, a cominciare dai collaboratori”.
Marina giurò al padre che l’azienda, oggi al 100% sua e di sua madre Giuliana Albera, sarebbe rimasta della famiglia Caprotti. “Rinnovo la promessa con le sue stesse parole: nessuno, a Dio piacendo, potrà mettere le mani sull’Esselunga. Nessuna cordata, nessun rider di provincia, nessun concorrente inesperto, nessun finanziere d’assalto”.
I rapporti con Coop
In un passaggio dell’intervista Stefano Lorenzetto chiede dei rapporti con le Coop: “Ovunque tentiamo di insediarci, fanno muro – risponde Marina Caprotti – Per l’Esselunga di Genova San Benigno, Coop Liguria ha proposto otto ricorsi fra Tar e Consiglio di Stato, ma abbiamo aperto. Per Sestri Ponente altri due al Tribunale amministrativo regionale. Insomma, il copione si ripete. Oggi però in Emilia-Romagna, grazie al presidente Stefano Bonaccini, riusciamo a dialogare apertamente”.
I nuovi spot
Infine due parole anche sui nuovi spot, quello sulla pesca, sulla carota e sulla noce.
Marina Caprotti riferisce: “L’idea è di Small, agenzia di New York fondata da due italiani, Luca Pannese e Luca Lorenzini. Volevamo valorizzare la spesa in un luogo che è una palestra di umanità. Ci sono clienti che si fidanzano nei nostri supermercati”.
Fonte: corriere.it