“La coperta è corta e non si intravedono cambiamenti strutturali che possano allungarla, quindi diventerà ancora più corta a breve”. Non sono certo un’iniezione di ottimismo le parole di Salvatore Dina, presidente del Consiglio di amministrazione di Pam Panorama, nel cercare di prevedere come sarà il prossimo futuro.
La presentazione di Milano del libro “La spesa degli Italiani”, pubblicato all’interno dei festeggiamenti del 65esimo anno di attività, è stata anche l’occasione fare un bilancio dell’anno che sta per concludersi e guardare al 2024.
Ricavi in crescita e altri 100 milioni di investimenti
Se la fiducia non manca, certo è presente una forte preoccupazione. Anche il direttore generale Andrea Zoratti, infatti, non nasconde come le sfide del prossimo anno saranno importanti. “Sarà l’esercizio di bilancio più duro degli ultimi 20 anni – ha detto – nonostante i numeri del 2023 siano certamente positivi”.
Le previsioni, infatti, dicono che Pam Panorama chiuderà l’anno con ricavi per 1,9 miliardi (+8%) e un Ebitda in crescita di 26 milioni rispetto al 2022. Un risultato che consolida la quota di mercato, intorno al 3%, grazie alla presenza di 1.000 punti di vendita tra rete a gestione diretta e franchising.
Obiettivi che, ha continuato Zoratti, sono stati raggiunti grazie anche al piano di investimenti di circa 200 milioni stanziati per il biennio 2023-2024. Nel 2024 il piano di crescita prevede ora oltre 100 milioni di investimenti suddivisi tra la realizzazione del nuovo polo logistico ad Alessandria a supporto dell’area Nord Ovest, la riqualificazione della rete di vendita e un piano di 40 nuove aperture tra dirette e in affiliazione.
Fresco e freschissimo fondamentali, insieme ai piatti pronti
“Nel 2023 abbiamo imparato anche cose nuove: prima di tutto a gestire volumi e margini”, ha affermato sempre Zoratti, sottolineando come questi ultimi ovviamente siano diminuiti non trasferendo a valle ai consumatori tutta l’inflazione. Ma l’altra cosa che Pam dice di aver imparato è che il consumatore è, sostanzialmente, emancipato e infedele.
“Cambia formati e formule. Le attività promozionali ormai non generano più fedeltà e traffico, quindi dovremo fare piani commerciali differenti”.
Che fare, quindi, nel 2024? “Ancora più attenzione al servizio, quindi al fresco e al freschissimo. E poi spazio a piatti pronti, nonché alle categorie pane e panetteria, dove svilupperemo progetti importanti”. Anche Salvatore Dina pensa che, soprattutto nei Pam Local, negozi di prossimità del Gruppo Pam sui quali anche nel 2024 si focalizzerà lo sviluppo della rete vendita, ci sia bisogno di una maggiore presenza di più prodotti ready to eat. “Dobbiamo avere un assortimento coerente con questa domanda che c’è. Dobbiamo proporre soluzioni per il pasto, non vendere il pacco di pasta. La gente ha poco tempo”, ha osservato.
Focus sulla prossimità e obiettivo 30% per la marca privata
Tra i focus del prossimo c’è anche lo sviluppo della marca privata, naturalmente, che in questo momento ha una quota del 24% e che entro il 2026 deve arrivare al 30% nei piani dell’insegna. Sotto la lente di ingrandimento la linea premium Tesori dell’Arca già a partire da questo Natale, e poi in futuro, con l’obiettivo di inserire 800 nuove referenze.
Nel 2024, inoltre, non si arresterà la propensione a investire nella prossimità. “Vogliamo ridurre gli ipermercati: abbiamo già chiuso tessile e bazar da due anni, mentre ci stiamo specializzando nell’offerta alimentare”, ha aggiunto ancora Salvatore Dina. La prossimità, di fatto, è più performante in questo momento e consente, con in investimenti più bassi, di aumentare la numerica negozi. “Inoltre, hanno un break even più basso da raggiungere”.
Nel 2024 il primo supermercato tecnologico, e-commerce non strategico
Anche Pam si cimenterà con uno sperimentale store automatico senza casse dove fare la spesa pagando subito con lo smartphone. Dove? Naturalmente a Milano, entro il 2024. “La tecnologia è una barriera alta di investimento in questo caso”, ha chiarito sempre Zoratti.
La sperimentazione è già sta fatta. “In questo caso il formato di vendita deve essere diverso, Se applichiamo questa tecnologia a un negozio tradizionale non funziona. Ci vuole una proposta assortimentale adatta al target di clienti di questi negozi”.
Anche per Pam, invece, l’e-commerce non è strategico in questo momento. Sembrano lontani i tempi della pandemia quando sembrava che tutto sarebbe transitato on line. “Abbiamo rinnovato la collaborazione con Amazon a Roma e miglioreremo Pam a casa. Ma l’e-commerce non è strategico ed essenziale vedendo i risultati. I costi non si ripagano”.