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Giù i volumi, anche di ortofrutta. Che fare?

L’ortofrutta? Con meno budget non è più prioritaria. Un fenomeno preoccupante che spicca all’interno del generale calo dei volumi

Crescono i volumi di pasta, latte e uova, diminuiscono in modo importante quelli di vino, tonno, salumi, affettati e tanto altro ancora. L’ortofrutta? Decisamente in sofferenza, e non di poco, anche nei discount. “Avevamo sempre considerato il reparto ortofrutta come basic, fondamentale per la spesa. In realtà abbiamo scoperto che non è così”.
Chi parla è Pasquale Nicastro, direttore acquisti di Penny Italia, che a margine della conferenza stampa sui dati del 2022 del player tedesco presente nel nostro paese ormai da 29 anni, ha confessato a myfruit.it di essere sorpreso dell’andamento delle vendite di questo reparto.

In un periodo come quello che stiamo vivendo, pesantemente condizionato da un’inflazione importante che ormai dura da mesi, accusa il colpo molto più di quanto fosse in preventivo. Cosa sta succedendo? “In un contesto attuale, dove il potere di acquisto delle famiglie si riduce in modo importante, i clienti hanno dovuto scegliere e per far quadrare i conti hanno deciso di risparmiare sull’ortofrutta, in particolare sulla frutta, più che sugli ortaggi. Per noi è una lettura assolutamente nuova”. 

“Bisogna rimodulare l’offerta”

Insomma, l’ortofrutta, quando il budget a disposizione per la spesa è basso, non è prioritaria. Un segnale preoccupante, considerando la centralità di questo reparto nel mondo della Gdo, discount inclusi. E, aggiungiamo noi, considerando soprattutto il ruolo che frutta e verdura hanno per il nostro benessere complessivo. Una preoccupazione, quella del calo dei volumi del reparto ortofrutta, condivisa anche da Romolo De Camillis, South Europe RV director di NielsenIQ, chiamato da Penny per tracciare una sorta di stato dell’arte della situazione in questo delicato momento per i consumi in Gdo. Sebbene l’inflazione si stia forse raffreddando e con essa anche i prezzi, secondo De Camillis i volumi saranno sempre in territorio negativo per tutto il primo semestre e forse ricominceranno a salire verso la fine dell’anno, se non all’inizio del 2024. Nel frattempo, che fare? “Bisogna rimodulare l’offerta e gli assortimenti, rivedere le scale prezzo in logica strategica ma probabilmente tenendo conto che le richieste degli italiani sono differenti rispetto a quelle di un anno fa. La velocità della trasformazione dell’offerta è centrale per la Gdo”.

Romolo De Camillis

Cresce la quota dei discount, ma attenzione…

A questo bisogna aggiungere, ed è un fenomeno presente anche in Europa, come sia aumentata la frequenza di acquisto e lo scontrino medio sia più basso. “Questo succede perché stiamo riacquisendo la vecchia consuetudine di andare più spesso a fare la spesa, cercando di sprecare meno e alla ricerca di più offerte”. In questo contesto la crescita della quota di mercato dei discount non stupisce, ormai giunta al 22%, anche se in realtà sale da tempo, ben prima che l’inflazione raggiungesse i livelli odierni, pari al 16%. “La strategia dei discount sta funzionando” continua il manager di Nieslen. “Investono per offrire più servizi e qualità: in un mercato maturo funziona. Anzi, funziona ancora meglio”. Una situazione che consente di sottrarre clienti a supermercati e ipermercati, che non a caso fanno schizzare in alto le vendite delle linee premium di questo canale. Insomma, il periodo mette insieme paradossi che forse non si erano mai visti sino ad ora. Attenzione, però. Secondo De Camillis, tutti, discount compresi, non devono fare un errore: “Il prezzo non può essere l’unica variabile. Non dobbiamo impoverire la spesa degli italiani”.

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